domenica 23 giugno 2013

"Quel fango di Falcone", Miccoli intercettato


 L'ex capitano del Palermo indagato per estorsione


PALERMO. Sulle frequentazioni pericolose di  Fabrizio Miccoli, città e tifosi erano al corrente da tempo; ma  a scatenare lo sdegno di Palermo e dell'intero Paese sono le  frasi su Giovanni Falcone a lui attribuite e intercettate dagli  investigatori durante alcune conversazioni con Mauro Lauricella.  figlio del boss mafioso Antonio: «Quel fango di Falcone»;  frase ripetuta in un'altra occasione, quando il bomber pugliese  che ha fatto sognare i tifosi rosanero, in auto con Lauricella  Jr, ha dato telefonicamente un appuntamento a un amico:  «Vediamoci davanti all'albero di quel fango di Falcone». Un  albero che si trova in via Notarbartolo, davanti a quella che fu  l'abitazione del giudice ucciso nella strage di Capaci del '92,  e luogo simbolo di Palermo.    

Il bomber, che dopo la retrocessione in B non si è visto  rinnovare il contratto, ha anche ricevuto un avviso di garanzia  dalla Procura di Palermo: è accusato di estorsione per aver  commissionato a Mauro Lauricella il recupero - con metodi  confacenti al figlio di un boss - di alcune somme di denaro. E  di lui si occuperà pure la giustizia sportiva: la Federcalcio,  infatti, sulla vicenda ha aperto un'inchiesta.     Sempre pronto a scendere in campo nelle partite del cuore,  dando spettacolo nelle sfide con le nazionali dei cantanti o dei  magistrati, da Miccoli - che dedicava i suoi gol a Falcone e  Borsellino - quelle parole non se le sarebbe aspettate nessuno.    

Ma le frasi da lui pronunciate nelle scorribande notturne con  i suoi discutibili amici, sono impresse nelle bobine: due anni  fa gli investigatori avevano messo sotto controllo il telefono  di Mauro Lauricella per tentare di catturare il padre, allora  latitante e arrestato nel settembre 2011, ritenuto il boss del  quartiere Kalsa.      Miccoli aveva un'idea originale della legalità: la procura  gli contesta anche l'accesso abusivo a un sistema informatico,  per aver convinto il gestore di un centro Tim a fornirgli  quattro schede telefoniche intestate a suoi ignari clienti; una  di queste finì nella disponibilità proprio di Mauro  Lauricella. Nel giro delle sue amicizie, compare pure il nome di  Francesco Guttadauro, anche lui incensurato come Lauricella jr.  Guttadauro è il figlio di Filippo, il messaggero dei pizzini di  Bernardo Provenzano ed è nipote del superlatitante Matteo  Messina Denaro.    

Il legale di Miccoli, Francesco Caliandro, dice che negli  atti «quelle frasi non risultano. Chiariremo tutto davanti ai  magistrati, con i quali abbiamo già concordato un'audizione».  Ma le sue dichiarazioni non fermano la polemica: dalla politica  alla società civile, tutti puntano il dito contro l'ex capitano  rosanero. Duro l'ex procuratore aggiunto di Palermo Antonio  Ingroia, leader di Azione Civile: «Evidentemente Miccoli ha il  cervello nei piedi». E il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando,  si chiede se uno così abbia mai rappresentato Palermo.     Il presidente del club calcistico, Maurizio Zamparini, si  lascia andare a un «Mamma mia... No comment». E sull'indagine  che riguarda il calciatore dice: «Avevo il sentore che la  Procura facesse delle verifiche su Miccoli, ma non che fosse  indagato. In ogni caso, pensavo che Miccoli facesse bene a  lasciare la città».   

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