mercoledì 10 luglio 2013

Estorsioni della cosca Labate a Reggio, 3 arresti

In manette c'è anche vicepresidente Reggina calcio

Operazione dei carabinieri e della Dda contro gli esponenti del clan che avrebbe imposto il controllo criminale dei quartieri Sbarre e Gebbione di Reggio Calabria, acquisendo, direttamente o indirettamente, la gestione o comunque il controllo di beni e attività commerciali. In carcere l'imprenditore Giovanni Remo, vice di Foti nella società amaranto


REGGIO CALABRIA - C'è anche il vicepresidente della Reggina calcio Giovanni Remo (GUARDA IL VIDEO) tra le tre persone che sono state arrestate dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip su richiesta della Dda. I tre sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa e concorso in estorsione aggravata dall’aver favorito un sodalizio mafioso. Secondo gli inquirenti sono appartenenti o contigui alla cosca di 'ndrangheta Labate, operante nei quartieri di Sbarre e Gebbione nella zona sud di Reggio Calabria
Oltre a Giovanni Remo, 56 anni, imprenditore, ci sono Pasquale Remo, 51 fratello di Giovanni, pure lui imprenditore; Michele Labate, 57 anni, già detenuto, presunto esponente dell’omonimo clan della 'ndrangheta. 
MINACCE PER INDIRIZZARE I CLIENTI AL NEGOZIO "GIUSTO" - Sono due gli episodi di estorsione aggravata dalla finalità di favorire il sodalizio mafioso che vengono contestati dalla Dda a Michele Labate e ai fratelli Pasquale e Giovanni e Remo. In concorso con ignoti avrebbero compiuto atti di concorrenza sleale nei confronti delle imprese riferibili a Umberto Remo e alle altre imprese operanti nel medesimo settore merceologico, ossia la vendita di carni. In particolare avrebbero delegato altri partecipi della cosca, rimasti ignoti, che avrebbero minacciato la clientela affinchè non si rifornisse più presso l’impresa di Umberto Remo indirizzandola verso quelle collegate alla cosca, anche mediante minaccia implicita. Secondo un altro capo di accusa, i tre sempre in concorso, mediante minaccia avrebbero costretto Umberto Remo a cedere a Pasquale Remo e alla moglie un immobile costituito da un capannone industriale, due fabbricati rurali con annesso capannone e terreno ubicato in via Gebbione al civico 112 a un prezzo nettamente inferiore a quello di mercato. Da rilevare che Giovanni e Pasquale Remo sono nipoti di Umberto Remo, mentre Michele Labate è un loro cognato. Quanto al reato associativo, invece, sempre secondo l’accusa Michele Labate sarebbe colpevole in qualità di organizzatore e promotore del sodalizio mentre Giovanni e Pasquale Remo quali partecipi. 
IL CONTROLLO DEL CLAN SULLE MACELLERIE - Nel corso delle indagini, in particolare, sarebbe stato accertato che la cosca Labate ha imposto il controllo criminale dei quartieri Sbarre e Gebbione di Reggio Calabria, acquisendo, direttamente o indirettamente, la gestione o comunque il controllo di beni e attività commerciali nel settore della macellazione e della vendita, all’ingrosso e al dettaglio, di carni. Contestualmente all’esecuzione della misura restrittiva, i Carabinieri di Reggio Calabria hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo dell’intero complesso aziendale di alcune imprese, per un valore complessivo di oltre 15 milioni di euro.
IMPRESE E NEGOZI SEQUESTRATI NEL BLITZ - I carabinieri hanno anche eseguito un decreto di sequestro preventivo, per un valore complessivo di oltre 15 milioni di euro, dell’intero complesso aziendale delle seguenti imprese: "Macelleria Remo Giovanni" (impresa individuale) con sede legale a Reggio di Calabria in via Demetrio Tripepi 23; "Remo Giuseppe e figli srl" con sede legalea Reggio di Calabria in via Gebbione n. 13; "Remo G. S.a.S. di Romeo Maria & Figli" con sede legale a Reggio Calabria in via Tenente Panella 23 n. 6; "Remo Pasquale" (impresa individuale) con sede legale a Reggio di Calabria in via Botteghelle; "Gastronomia di Arcudi Giovanna" (impresa individuale) con sede legale Reggio di Calabria via Botteghelle 43. 

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