sabato 6 luglio 2013

Maxi confisca per 'ndrangheta sul Tirreno cosentino


Beni per 8 milioni: c'è pure un palazzo del 1700

Si tratta di proprietà riconducibili a un imprenditore di Amantea, attivo nel settore dei rifiuti e condannato in via definitiva nell'operazione Nepetia contro gli affari e le infiltrazioni dei clan. La Dia ha messo i sigilli a società, immobili, mezzi industriali e capitali

AMANTEA (CS) - Beni per un valore di 8 milioni di euro sono stati confiscati dalla Direzione investigativa antimafia di Catanzaro. I beni, secondo l’accusa, sono riconducibili a Carlo Samà, 58 anni, di Amantea, in provincia di Cosenza, imprenditore nel settore della raccolta dei rifiuti, condannato in via definitiva per associazione mafiosa nell’ambito dell’inchiesta Nepetia contro i presunti componenti di una cosca di 'ndrangheta operante sulla fascia tirennica cosentina.
In particolare, la Dia ha confiscato il compendio aziendale e le quote sociali di sei società oltre a mezzi industriali, rapporti finanziari e decine di beni immobili, tra i quali spicca la quota di un palazzo baronale amanteano del 1700, si tratta di palazzo Florio nel centro della cittadina.
 Nel dettaglio, il provvedimento riguarda: compendio aziendale della "Samà Carlo srl", con sede in Amantea; compendio aziendale della "Servizi Ambientali srl", con sede in Amantea; quote sociali e compendio aziendale della "Amagestioni srl", con sede in Amantea; quote sociali e compendio aziendale della "Amambiente srl", con sede in Amantea; quote sociali e compendio aziendale della "Tirreno Servizi srl", con sede in Amantea; quote sociali della "Ecosud srl" con sede in Fuscaldo; nonchè decine di beni immobili, mobili registrati, mezzi industriali e svariati rapporti finanziari.
Secondo gli inquirenti, 
i redditi dichiarati ed il valore dei beni. Si può fondatamente ritenere, inoltre, che Samà Carlo 
"si può fondatamente ritenere, inoltre, che Samà Carlo abbia posto in essere una condotta simulatoria, che si è esplicitata attraverso lo strumento della fittizia intestazione dei beni ai propri congiunti, uno stratagemma che doveva servire ad occultare ricchezze (immobiliari e non) altrimenti non giustificabile, mediante l’intestazione dei beni stessi a persone di cui poteva fidarsi”.

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