domenica 18 agosto 2013

«Tracce di mafia» e la Finanza arriva alla Bcc di Alberobello



Bankitalia: «Gravi violazioni e irregolarità»

Quelle operazioni «estremamente rischiose sotto il profilo del riciclaggio del denaro». La crisi del Credito cooperativo di Alberobello e Sammichele, istituto commissariata da Bankitalia, forse sta tutta in questa definizione, che spiega l’origine di una inchiesta nata Trapani, in Sicilia, dal sequestro nel settembre del 2012 di ben 25 milioni di euro in beni mobili ed immobili, quote societarie e conti correnti.

A Trapani la Divisione anticrimine della Questura e il Gico della Guardia di finanza stavano cercando di definire i contorni dell’impero economico creato dall’imprenditore trapanese Vito Tarantolo, 67 anni, considerato dall’antimafia di Palermo in contatto con i diversi capisaldi dell’organizzazione mafiosa trapanese e palermitana, da Francesco Pace a Matteo Messina Denaro sino ai Lo Piccolo. Di Tarantolo hanno parlato diversi collaboratori di giustizia, raccontando come sarebbe riuscito ad allacciare nell’arco degli ultimi 12-13 anni una serie di rapporti con società imprenditoriali che gli avrebbero permesso di «mettere il naso» all’interno di un imponente giro di appalti. Una figura di primo piano, dietro la quale, secondo la Procura antimafia, per lungo tempo si sarebbe nascosta la mafia.

Tra i beni che la Questura di Trapani sequestra a settembre ci sono le quote societarie della «Smg Costruzioni» costituita nel febbraio del 2005 e per un breve periodo intestata alla signora di Alberobello Maria Grazia Susca, consigliere di amministrazione della Banca di credito cooperativo di Alberobello e Sammichele, istituto già sotto la lente di ingrandimento di Bankitalia. Inquieta un altro dato che emerge dalla relazione con la quale sempre Bankitalia, a giugno di quest’anno, propone lo scioglimento del consiglio di amministrazione della banca: la sorella della Susca, di professione impiegata, è titolare di un conto corrente con una liquidità che negli ultimi 7 anni è lievitato fino a raggiungere quota 2 milioni di euro.
Un «fenomeno» che però la banca non segnala al centro antiriciclaggio. Da dove proviene tutto questo contante? È forse denaro riciclato dalla mafia siciliana? Per il momento non c’è nulla che lo dimostri e a carico delle due donne non è stato elevato alcuno provvedimento.

Gli investigatori del Nucleo di polizia tributaria del Gico della Finanza stanno cercando di dare una risposta agli interrogativi, ai quali se ne aggiunge un terzo che getta nuovamente un’ombra di forte sospetto sul criteri adottati dall’istituto di credito in materia di valutazione del «rischio riciclaggio». Mese di marzo, anno corrente, il Nucleo di polizia tributaria della Gdf di Brindisi, nell’ambito di una inchiesta sullo sbarco della Sacra corona unita nel business delle scommesse, esegue il sequestro anticipato, con conseguente nomina di amministratori giudiziari di alcune società, compresa la «Scommettendo srl» di Ceglie Messapica, considerata dagli investigatori in rapporti di affari con la «Fast Service Line» priva di autorizzazione dei Monopoli di Stato per la gestione del gioco d’azzardo legale e riconducibile alla famiglia Prudentino.

Tra le operazioni classificate «ad altro rischio riciclaggio» ed effettuate dalla Bcc di Alberobello e Sammichele, sono stati rilevati grossi bonifici proprio della «Scommettendo srl» a favore di una società maltese. Operazione condotta in porto in barba alle perplessità manifestate dall’Unità di informazione finanziaria. [l. nat.]

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