mercoledì 27 novembre 2013

Il sindaco-bancario che ha fatto sparire il tesoro “in nero” della Val Seriana

Dopo mesi di omertà le prime denunce: “Gli versavamo
i risparmi sulla fiducia”



fiorano al serio (bergamo)

C’è un’Italia che non compare nei report sulla crisi: è un’Italia dove i soldi vengono portati in banca dentro una borsa o una scatola di cartone, e dietro rilascio di una ricevuta scritta a biro su un pezzo di carta, magari quella del formaggio. È un’Italia che rimane sommersa fino a quando succede un imprevisto, e cioè che i soldi spariscono: a quel punto non resta, seppur dopo tanti imbarazzi, che fare denuncia. Nella storia che andiamo a raccontare, proprio ieri è arrivata la denuncia numero tredici: l’ha presentata la vedova di un operaio, la quale sostiene che dal deposito in banca del marito sono spariti 180 mila euro. In totale, i soldi scomparsi ammonterebbero, in un minuscolo mondo di provincia, a trenta milioni di euro. A quanto pare, il «nero» di una valle: la Val Seriana.

Tutto si svolge fra due paesi che, per estensione territoriale, sono il più piccolo e il più grande della provincia di Bergamo: nell’ordine, Fiorano al Serio e Valbondione. Di anime, poche: tremila a Fiorano, che sta in centro alla valle, e un migliaio a Valbondione, che è su in cima, ultimo paesino in fondo alla strada. È un Nord in cui i cartelli all’ingresso dei paesi sono orgogliosamente bilingue, per cui Gazzaniga è Gagenica, Vertova è Erfà, Albino è Albì. Paesini in cui l’estraneo, o meglio l’ingenuo, non capisce che cosa ci stia a fare un Private Banking, cioè una banca di grandi investimenti: eppure a Fiorano al Serio c’è un Private Banking di Intesa Sanpaolo.

Forse, anzi sicuramente, è perché la Val Seriana ha avuto fama di essere, a partire dagli anni Sessanta, la Cina d’Italia: qui si racconta ancora di mamme che, mentre accudivano i piccoli, facevano andare i telai della seta. Fu così, con la caparbietà e la laboriosità di questi bergamaschi, che la valle è andata accumulando negli anni un’immensa ricchezza. Adesso c’è la crisi e lungo la strada si vedono pubblicità di «capannoni nuovi/usati»: ma le antiche ricchezze messe via con parsimonia - e forse, chissà, anche guadagni recenti tenuti gelosamente nascosti - sono parte del patrimonio finito negli anni, appunto, nel Private Banking di Fiorano al Serio, e ora materia di uno scandalo di cui tutta la valle parla, anche se sottovoce, con particolare cura di non essere sentiti da orecchie di forestiero.

Tutto comincia quest’estate, quando le chiacchiere sui depositi prosciugati arrivano ai vertici di Intesa Sanpaolo, che manda cinque ispettori a controllare l’operato del direttore di Fiorano, vale a dire Benvenuto Morandi, 53 anni, dal 2006 sindaco di Valbondione per una lista civica di centrodestra. Gli ispettori si accorgono subito che qualcosa non quadra e avvertono la magistratura. Il primo luglio il direttore viene sospeso. Ormai è uno scandalo al sole, anche perché un grosso imprenditore di Gazzaniga, Gianfranco Gamba, ha fatto la prima denuncia ai carabinieri di Clusone: si è accorto che dal suo conto è partito, senza che nessuno lo autorizzasse, un bonifico di 400 mila euro. A questo punto la gente della valle rompe gli indugi: una mamma e suo figlio di quarant’anni presentano la seconda denuncia, in cui si parla di un saldo di 150 euro a fronte di versamenti per seicentomila. Benvenuto Morandi viene indagato per appropriazione indebita aggravata e licenziato da Intesa Sanpaolo.

Nelle denunce si parla di soldi versati sulla fiducia («Sul Benvenuto avremmo messo tutti la mano sul fuoco», dicono in valle) e di ricevute scritte a mano su «fogli volanti - raccontano - alcuni firmati ma senza data, altri con data ma senza firma». Ci sarebbero anche distinte taroccate: «Ho visto quelle di alcuni miei clienti: sono stampate su carta di Banca Intesa ma non originali», ha raccontato all’Eco di Bergamo il commercialista di Leffe Riccardo Cagnoni, che è anche sindaco pidiellino di Vertova. Sempre all’Eco di Bergamo sono arrivate le finora uniche parole pubbliche dell’indagato Benvenuto Morandi: «Le dichiarazioni di alcuni miei clienti che ho letto sui giornali non rispondono a verità, motivo per cui mi riservo di agire nelle sedi opportune».

Morandi ha ricevuto la visita dei carabinieri a casa sua a Valbondione, mentre la Guardia di Finanza - mossa dal sospetto di un colossale «nero» depositato in banca - è andata alla filiale di Fiorano all’inizio di agosto. Va detto che Morandi non è sospettato di aver intascato per sé. Dei trenta milioni di buco, si ipotizza che dieci siano stati sottratti ai conti di Gianfranco Gamba per finanziare gli impianti di risalita di Lizzola, gestiti da una società partecipata dal Comune di Valbondione, la Stl; e gli altri venti, presi dai conti di una sessantina di piccoli commerciati o imprenditori, siano andati perduti in operazioni finanziarie sbagliate. Morandi comunque non molla la poltrona di sindaco a Valbondione e ha la solidarietà di tanti: «Vai Benvenuto, làghei fa», lasciali fare, gli ha detto un collega di partito in Consiglio comunale dopo che l’opposizione aveva chiesto il passo indietro.

Ma il clima è brutto, anche perché nei giorni scorsi un incendio doloso ha distrutto lo chalet di montagna - sul monte Bue, a Cene - di Gianfranco Gamba, e c’è chi teme che la storia del buco in banca non sia estranea. La valle aspetta gli sviluppi dell’inchiesta con qualche timore. Ma anche con orgoglio, perché come mi dice un imprenditore non c’è niente da vergognarsi: «Grazie al nero della Val Seriana e della Val Gandino abbiamo creato ricchezza e posti di lavoro. I guai sono cominciati quando i soldi abbiamo iniziato a mandarli a Roma». 

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