martedì 3 dicembre 2013

Arrestati ex sindaco Girasole

Isola C.R., voti della cosca in cambio di favori
Arrestati ex sindaco Girasole, il boss e un poliziotto

 
Operazione della guardia di finanza nel comune in provincia di Crotone. Un terremoto giudiziario che ha fatto scattare le manette intorno ai polsi del sindaco antimafia. Pesanti le accuse, compreso quei voti ottenuti alle elezioni grazie alle promesse alla potente cosca Arena


ISOLA CAPO RIZZUTO (KR) - La guardia di finanza di Crotone ha eseguito 13 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti soggetti accusati a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, corruzione elettorale, turbativa d’asta, usura, favoreggiamento e rivelazione di segreto d’ufficio. Tra loro anche l’ex sindaco di Isola Capo Rizzuto, Carolina Girasole, secondo l'accusa eletta nel 2008 con i voti della 'ndrina in cambio di provvedimenti favorevoli. Tra i destinatari del provvedimenti anche il boss Nicola Arena, alcuni esponenti della 'ndrina e un poliziotto.
Carolina Girasole (LEGGI IL PROFILO) era stata eletta nel 2008 alla guida di una lista civica di centrosinistra ed aveva caratterizzato il suo mandato sull'impegno in nome della legalità. Alle ultime elezioni politiche era stata candidata alla Camera dei Deputati con la lista Scelta Civica di Mario Monti, quindi il tentativo di rielezione al Comune, sempre con una civica, che l'ha vista sconfitta, anche se eletta come consigliere di opposizione. Girasole è stata posta agli arresti domiciliari.
 
Per quanto riguarda il poliziotto coinvolto, C.C., presta servizio presso il Commissariato di Paola ed è accusato di violazione di segreto d'ufficio e favoreggiamento. Secondo le indagini, infatti, avrebbe fornito alla cosca indicazioni sullo sviluppo di alcune indagini in corso, non legate all'operazione di oggi. 
Il boss Nicola Arena, di 76 anni, capo dell’omonima cosca della 'ndrangheta, che è uno dei destinatari delle ordinanze di custodia cautelare, era già detenuto. Sono stati eseguiti, inoltre, altri sette provvedimenti restrittivi, tre dei quali agli arresti domiciliari (uno riguarda l’ex sindaco Girasole), e due obblighi di presentazione alla Polizia giudiziaria.
 
L'ACCORDO DEL MARITO CON IL CLAN - Tra le vicende portate alla luce dall’indagine della Guardia di finanza emerge quella che riguarda l’ex sindaco di Isola Capo Rizzuto Carolina Girasole e il marito Francesco Pugliese ai quali viene contestata l’accusa di corruzione elettorale insieme a Pasquale e Massimo Arena, figli del boss di Isola Nicola Arena. Dalle indagini emerge che in occasione delle consultazioni elettorali amministrative del 2008 la famiglia Arena avrebbe assicurato alla Girasole su richiesta esplicita del marito Francesco Pugliese l’appoggio elettorale rivelatosi determinante per l’elezione a sindaco. Da questo accordo - sostengono gli inquirenti - Girasole non avrebbe mai preso effettivamente le distanze. 

QUEI TERRENI CONFISCATI E RIMASTI ALLA COSCA - Particolarmente significativo al riguardo è l’atteggiamento mantenuto dal sindaco Girasole con riferimento alla gestione dei terreni confiscati alla cosca Arena già nel 2007. L’indagine evidenzia che questi terreni erano rimasti di fatto nella disponibilità degli Arena che attraverso la società agricola San Giovanni snc, partecipata dai quattro figli di Nicola Arena, avevano continuato ad occuparli e coltivarli. Nel 2009, infatti, l’Agenzia del demanio proponeva alla Prefettura l’assegnazione dei terreni al patrimonio indisponibile del comune di Isola Capo Rizzuto per essere destinati a finalità sociali, cosa poi avvenuta nel 2010. Il Comune li ha poi assegnati all’associazione Libera Terra Crotone senza però poterne attuare la materiale consegna poiché parte dei fondi risultava occupata da colture agrarie, nella fattispecie finocchi. Il Comune, quindi, invece di procedere alla distruzione di quelle colture, adottava su proposta del sindaco Girasole una delibera per l’espletamento di una gara finalizzata ad affidare a privati il servizio di raccolta e commercializzazione dei prodotti coltivati sulle terre confiscate. 
 
Questa soluzione - sostengono gli inquirenti - è risultata quella più gradita agli Arena. La procedura di gara, per la quale era stato fissato un prezzo a base d’asta irrisorio e molto distante dalle valutazioni di mercato, risultava viziata dalla partecipazione di soli tre imprenditori tutti vicini alla famiglia Arena, due dei quali hanno presentato offerte manifestamente di facciata. Inoltre è stato riscontrato che gli Arena hanno proceduto alla raccolta dei prodotti coltivati in luogo dell’impresa aggiudicataria con conseguente guadagno di cifre notevoli.

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