martedì 10 dicembre 2013

Camorra, 18 arresti. Anche la moglie di Vallanzasca: prendiamo noi l'hotel




Frosinone. Sono 18 i provvedimenti restrittivi nei confronti di affiliati al gruppo camorristico «Perfetto», diretta espressione del clan «La Torre», eseguiti dalla polizia di Stato di Frosinone, con la squadra mobile di Caserta e di Latina.

Sono ritenuti responsabili di associazione a delinquere di stampo mafioso, nonché usura ed estorsione, nelle province di Caserta, Latina, Milano, Napoli e Terni.

Sequestrati 5 società, bar, ristoranti, beni mobili ed immobili degli indagati per un valore di milioni di euro. Tra le persone arrestate, chiarisce una nota della Polizia, anche una donna residente a Milano, legata sentimentalmente a Renato Vallanzasca, noto esponente della criminalità a partire dagli anni '70 più volte condannato per gravi reati.

La donna, secondo l'ipotesi accusatoria, ha avuto un ruolo di intermediazione in un'operazione di acquisizione di un hotel a Mondragone ed in alcune vicende usuraie. L'attività di indagine ha inoltre consentito di raccogliere elementi riguardanti il coinvolgimento di Vallanzasca che risulta aver mantenuto rapporti con gruppi criminali. Si tratta di episodi di usura ed estorsione a danno di alcuni imprenditori operanti tra Cassino ed il Basso Lazio.

Non solo: con il gruppo camorristico dei Perfetto, nato dal disciolto clan La Torre di Mondragone, Renato Vallanzasca stava per mettere in piedi un commercio di mozzarelle a Milano, ma poi il progetto non si concretizzò anche a causa della revoca del permesso di lavoro giunto il 22 agosto del 2012 dopo le note polemiche legate alla notizia della sua assunzione in un negozio di abbigliamento di Sarnico, nella provincia di Bergamo.

La circostanza emerge dall'ordinanza di custodia cautelare del gip di Napoli Maria Vittoria Fischini emessa su richiesta del pm della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea Cesare Sirignano.

La richiesta gli fu direttamente fatta da Italo Zona (anche lui tra i destinatari del provvedimento) che, per conto del clan Perfetto, si occupava delle estorsioni. La conversazione telefonica è stata intercettata nel maggio del 2012.

«...Renà - dice Italo Zona a Renato Vallanzasca - mettiamo una cosa in piedi insieme lassù... mettiamo un grosso centro di smistamento di mozzarelle... una bella piattaforma... io ti mando tutti i giorni le mozzarelle!». Zona rassicura Vallanzasca sull'organizzazione del progetto: «...metto tutto io... tu trovami solo il punto e poi te lo gestisci tu... e poi lo facciamo in società... tu non devi investire niente».

Dalle intercettazione si evince che Vallanzasca intende aderire al progetto, malgrado il timore per la scadenza, il maggio, del permesso di lavoro.

Vallanzasca riesce a trovare anche un locale per la vendita, nella zona Navigli di Milano, e nella conversazione fa intendere di essere fiducioso nel successo del progetto perché la mozzarella è di ottima qualità («...se è come quella (mozzarella) che mi avete fatto magiare giù...»). La circostanza fa comprendere agli inquirenti che Vallanzasca, violando le prescrizioni a cui era sottoposto, si era recato a Mondragone.

Il «progetto Mozzarella», però, alla fine, non si realizza: Italo Zona, a causa di un intervento al ginocchio, è costretto a rallentare e, nel frattempo, sopraggiunge la revoca, il 22 agosto, del permesso di lavoro. La commercializzazione della mozzarella mondragonese a Milano fu comunque avviata, ma da Giuseppe Perfetto, a capo dell'omonimo gruppo camorristico, con la collaborazione della moglie di Renato Vallanzasca, Antonella D'Agostino. Entrambi sono raggiunti oggi da provvedimenti d'arresto.


Intimidito dagli atteggiamenti mafiosi dei camorristi, nessun imprenditore ha voluto collaborare con la polizia, che ha dovuto avviare una riservatissima attività investigativa durata oltre due anni. Il gruppo camorristico approfittava dello stato di bisogno delle vittime concedendo prestiti, per i quali poi pretendeva oltre alla restituzione del capitale ingenti maggiorazioni di interessi usurari, ottenendoli grazie alla forte intimidazione esercitata ricorrendo a concrete minacce che andavano dalla sottrazione dei beni e cessione dell'attività fino ad arrivare a quelle di morte.

«Guarda che quell'albergo ce lo prendiamo noi! Lo gestiamo noi!»: così Antonella D'Agostino, la moglie di Renato Vallanzasca arrestata oggi nell'ambito dell'inchiesta sui clan di Mondragone parlava al telefono con Italo Zona, esponente di spicco della cosca un tempo capeggiata dai fratelli La Torre.

La donna si riferiva all'albergo International di Mondragone, il cui titolare, Antonio Barbatelli, era stato costretto a lasciare per difficoltà economiche; la struttura è la stessa nella quale il 17 agosto 2012 è stato presentato il libro scritto dalla D'Agostino, «Francis Turatello - Faccia d'angelo». Alla D'Agostino, Barbatelli si rivolgeva perché intercedesse con il clan, con cui era in rapporti molto stretti, e ottenesse una dilazione dei pagamenti dovuti dall'imprenditore.

Dalle intercettazioni emerge tuttavia che la moglie di Vallanzasca, anziché aiutare Barbatelli, sollecitava il clan ad affossarlo e a impadronirsi dell'albergo: «La nuora ha appena partorito, che ce ne frega! Questo è proprio un uomo inutile, non ho parole per questo deficiente! Questo è proprio un lordo, un coso lordo!». Quote della struttura, è emerso dalle indagini, sono effettivamente state rilevate dalla donna.

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