lunedì 27 gennaio 2014

Brutte sorprese nei ristoranti Vip




di Concetto Mannisi
Blitz della polizia: fra alimenti scaduti, cibi congelati venduti per freschi e scarsa igiene finiscono nel mirino anche il «Laetitia» e due storici ristoranti cinesi. Lievi irregolarità pure al «Ma» e al «Saint Moritz». Le repliche Un colpo al cuore per i «Vip» di casa nostra. Quelli che passano con disinvoltura dal «Cantiniere» all'«Oxidiana» perché fa tendenza, perché si incontra «bella gente» e perché «come si mangia lì in nessun altro posto a Catania».Sarà certamente così, fors'anche per motivi diversi, ma l'operazione fatta scattare dai poliziotti dell'Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico nel corso di questa settimana e di cui avevamo dato un'anticipazione in esclusiva già nell'edizione di venerdì del nostro giornale apre uno spaccato poco gradevole su questa tipologia di locali, dai quali, visto quel che si paga, è lecito attendersi il massimo sia per quel che concerne il servizio, sia per quel che riguarda il rispetto delle regole, sia, soprattutto, per quanto attiene alla qualità dei cibi e delle bevande.

Particolari per nulla insignificanti che, purtroppo, nel corso di questi controlli non sono stati riscontrati in alcuno dei locali "visitati" dalla polizia, eccezion fatta per il bar "Caffè Europa", là dove è stato riscontrato sotto ogni aspetto il cosiddetto rispetto delle regole. Segno inequivocabile che, probabilmente, si può fare!Con ordine. I controlli, disposti dal questore Salvo Longo, hanno visto coinvolti anche polizia scientifica, Asp (le unità di Igiene pubblica, Sanità pubblica veterinaria, Controllo e vigilanza degli ambienti di lavoro), Inail, Ispettorato del lavoro, vigili del fuoco e vigili urbani, e hanno portato a rilevare violazioni di natura penale e amministrativa, con sanzioni pecuniarie per circa 100 mila euro e sequestro di alimenti per oltre tre tonnellate.

L'attività degli investigatori si è iniziata dal «Saint Moritz» di via Sanzio, là dove le celle frigorifere per gli alimenti risultavano «sporche e contenevano cibo in cattivo stato di conservazione»; all'interno di una di tali celle faceva bella mostra di sé «un sacchetto per la spesa lasciato sopra una torta di pandispagna». A tal proposito, la direzione del locale fa sapere «che le buste di plastica da noi utilizzate sono del tipo previsto per essere a contatto con gli alimenti e quindi legittimamente utilizzabili, mentre per quanto riguarda le nostre celle mantenevano la catena del freddo ed i cibi non subivano alcuna alterazione». Nella stessa nota, però, si spiega pure che in seguito ai controlli «siamo subito intervenuti ed abbiamo risolto la spiacevole mancanza riscontrataci».

Carenza anche all'interno del ristorante etnico «Mondo», in via Toselli: riscontrata «l'adulterazione e la mancanza di genuinità dei prodotti, ma anche la mancanza di etichette e di elementi di tracciabilità», inoltre «all'interno di un vano adiacente alle cucine vi era una vasca adibita alla raccolta di acqua potabile in eternit». I titolari sono stati sanzionati dal punto di vista amministrativo (5.000 euro) e penale.Non è andata meglio a due notissimi e frequentatissimi ristoranti cinesi del centro storico: l'«Hong Kong» di via Sant'Euplio e la «Grande muraglia» di via Filippo Corridoni. Mancanza di tracciabilità degli alimenti nel primo caso (sanzione di 1.500 euro) e condizioni igieniche definite «alquanto critiche» nel secondo, tanto da far scattare l'applicazione dei sigilli e la sospensione dell'attività.Ancora più grave la situazione del «Cantiniere», dove è stata trovata un'ingente quantità di merce scaduta (salumi, formaggi, birre, pasta, sughi, miele, nonché vari prodotti in scatola e sott'olio), carne rancida «riposta per terra a contatto con il pavimento»), nonché «pesce surgelato di provenienza sconosciuta e in pessimo stato di conservazione». Gli operatori dell'Asp accertavano pure che «diversi cibi cucinati, posti all'interno del bancone espositivo e quindi di pronta consumazione, erano stati cucinati diversi giorni prima e quindi non erano più adatti al consumo». Inoltre gli ispettori dell'Inail hanno appurato che 12 dei 16 dipendenti presenti nel locale, costantemente monitorati da un imponente sistema di videosorveglianza, erano privi di regolare contratto di lavoro e fra questi vi era un extracomunitario clandestino, per il quale il questore ha disposto l'immediata espulsione dal territorio nazionale.

I tecnici dell'Asp accertavano, inoltre, che gli scaffali della sala ristorante sui quali erano riposte le bottiglie di vino non erano adeguatamente protette contro il rischio di ribaltamento e caduta, costituendo un concreto pericolo per l'incolumità degli avventori.Per questo il titolare del locale è stato deferito per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, inosservanza delle normativa in materia di tutela dei lavoratori nonché per frode in commercio, avendo somministrato agli avventori prodotti surgelati che venivano venduti per freschi.Alimenti scaduti, carne avariata e prodotti surgelati venduti per freschi anche al «Laetitia» di via Quintino Sella, il cui titolare veniva denunciato per frodi in commercio e amministrative; mentre al «Ma» veniva accertata l'assenza di spazi per i dipendenti e «la presenza di alimenti non correttamente tenuti». Inoltre si appurava che «il pesce, pur essendo congelato, veniva venduto per fresco». A tal proposito, però, la direzione del «Ma» ha diffuso una nota in cui spiega che tutto è stato trovato secondo le regole, che il camerino dei dipendenti è in effetti sottodimensionato e che il sequestro di alimenti riguarda un chilo di scampi e uno di gamberi congelati che non venivano serviti, ma che venivano tenuti come scorta in caso di necessità.

Infine l'Oxidiana di via Conte Ruggero, là dove «all'interno del frigo della cucina, venivano rinvenuti tranci di testa di pesce contenute in buste per la spesa» e dove «prodotti detergenti/sanificanti erano indebitamente tenuti vicino agli alimenti». Il pesce, «tutto surgelato (non è stata infatti rinvenuta alcuna traccia di pesce fresco), veniva conservato anche all'interno di un magazzino adiacente al ristorante, tenuto in pessime condizioni igienico-sanitarie: accanto agli alimenti, infatti, vi erano due biciclette (utilizzate dai dipendenti per andare a lavoro), dei contenitori di vernice, delle bombolette del gas, attrezzi da lavoro ed altro materiale non pertinente con la destinazione d'uso; il pesce era privo di tracciabilità ed etichettatura».«Inoltre - concludono gli investigatori - sebbene il menù indicasse la scritta "gluten free", la cucina non conteneva, così come richiesto dalla legge, locali idonei a trattare i cibi senza glutine per celiaci». Per questo al titolare dell'attività venivano contestati i reati di frode in commercio e l'articolo legato al cattivo stato di conservazione degli alimenti, con sanzione amministrativa pari a circa 2.000 euro.
 

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