lunedì 27 gennaio 2014

Triplice omicidio di Caselle


Così hanno incastrato l’ex domestica

Le dichiarazioni dell’assassino sono state fondamentali, ma è stato decisivo anche il lavoro dei carabinieri. Ecco i dettagli dei tabulati telefonici e le tracce dei bancomat rubati. Ora mancano le prove della presenza in casa


gianni giacomino
torino

Le indagini sul triplice omicidio di Caselle non sono ancora terminate. Lo ha evidenziato anche il colonnello Roberto Massi, comandante provinciale dei carabinieri, prima di iniziare la conferenza stampa sull’arresto di Dorotea De Pippo, l’ex colf della famiglia Allione, da sabato in carcere con l’accusa di concorso in omicidio. 

Insomma mancano ancora pochi tasselli per avere il puzzle completo del massacro compiuto da Giorgio Palmieri che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato istigato a commettere la mattanza proprio dalla sua compagna. Intanto si attende che venga fissata l’udienza per la convalida del fermo.

I rilievi dei Ris
I risultati delle analisi, effettuate dagli specialisti di Parma saranno fondamentali per chiarire se la De Pippo (che effettuò dieci ore di sopralluogo con i carabinieri), al momento del delitto, sia entrata nella casa, oppure no. Per l’ex compagno Palmieri, non ci sono dubbi: «La sera del 3 gennaio io e Dorotea siamo andati a casa degli Allione, senza nessun preavviso. Ha aperto la signora Greggio ed ha chiuso i cani, quindi siamo saliti in casa ed entrati in cucina... La signora Greggio mi ha preparato il caffè ed ha detto che sarebbe andata dalla nonnina, al piano di sotto. In quel momento è scesa anche Dorotea con il pretesto di salutare la nonnina, invece se n’è andata via, ben sapendo quello che io dovevo fare, e cioè uccidere i componenti della famiglia Allione e rubare i soldi».
Lei nega: «Quella sera ero a casa e non sapevo assolutamente che Palmieri fosse andato dagli Allione con quelle intenzioni». La verità potrebbe venire a galla tra pochi giorni, quando arriveranno i risultati degli accertamenti tecnici effettuati dai Ris, che hanno setacciato palmo a palmo ogni angolo della villa di via Ferrari. Grazie all’uso del cianoacrilato gli investigatori saranno anche in grado di rilevare «impronte latenti», non visibili a occhio nudo e di datarle con precisione.

L’arma del delitto
L’oggetto acuminato con il quale l’assassino ha colpito i tre membri della famiglia Allione non è ancora stata ritrovata. Alla fine è stato lo stesso Palmieri a spiegare nella sua confessione confessato che si tratta di un coltello a serramanico. Un’arma che, tra impugnatura e lama, misurava una trentina di centimetri di lunghezza.
L’uomo ha ammesso di averlo gettato in un bidone per la raccolta della spazzatura alla periferia di Caselle, insieme ad altri vestiti sporchi di sangue delle vittime. In un primo tempo per consolidare l’ipotesi del delitto d’impeto, e quindi non premeditato, il killer aveva sostenuto di aver usato un improbabile tagliacarte per uccidere gli Allione. Un oggetto che avrebbe addirittura trovato per caso nei presse della villetta di via Ferrari. Una versione che ai carabinieri è subito sembrata fasulla.

I tabulati telefonici
Manca ancora un quadro dettagliato di tutte le telefonate e di tutti gli sms scambiati tra una serie di telefonini cellulari. I militari del nucleo investigativo, coordinati dal tenente colonnello Domenico Mascoli, sono però riusciti ad evidenziare come il traffico telefonico tra la De Pippo e Palmieri sia «compatibile» con l’esecuzione del delitto.
Il pomeriggio del massacro, tra l’altro si sentono anche Maria Angela Greggio e la De Pippo. Alle 18,20, poco prima di morire, la Greggio manda un sms alla sua ex colf. «Dora» e Palmieri, invece continuano anche a sentirsi nei giorni seguenti. Il 5 gennaio l’assassino ha ammesso di aver ricevuto un sms della De Pippo: «Li hanno trovati». 

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