mercoledì 19 febbraio 2014

"Concorso esterno in associazione mafiosa"

Lombardo condannato a 6 anni e 8 mesi
"Me lo aspettavo, ma io sono innocente"



. «Una sentenza storica». È nel  commento del procuratore Giovanni Salvi la valutazione della  condanna a 6 anni e 8 mesi di reclusione che il Gup di Catania  ha comminato all'ex governatore della Sicilia e leader del Mpa,  Raffaele Lombardo, per concorso esterno all'associazione  mafiosa, accusa che assorbe anche la contestazione del voto di  scambio con Cosa nostra. Per il giudice sarebbero quindi provati  10 anni di contatti con il clan Santapaola-Ercolano, ma non  quelli con il clan Cappello, reato dal quale Lombardo è assolto.  È la prima volta che per un presidente della Regione Siciliana  è emessa una sentenza di condanna per concorso esterno  all'associazione mafiosa.      Quando l'inchiesta Iblis dei carabinieri del Ros viene a  galla, nel novembre del 2010, Lombardo è un politico in ascesa,  da possibile ministro del governo Berlusconi passa alla guida  della Regione e con il suo Mpa è corteggiato dal centrodestra,  col quale vince le elezioni nel 2008, e dal centrosinistra, col  quale fa un accordo e vara una giunta 'tecnica appoggiata dal  Pd ricevendo l'accusa di 'ribaltonista dai suoi ex alleati.    

Forte di consensi popolari, che per i suoi detrattori sono  frutto di 'clientele, Lombardo ottiene voti in crescendo. Per  la Procura di Catania in parte arrivano anche da Cosa nostra.  Nata da uno stralcio dell'indagine Iblis dei carabinieri del  Ros di Catania su presunti rapporti tra Cosa nostra, politica e  imprenditori, l'inchiesta era sfociata in un processo per reato  elettorale davanti al giudice monocratico per Raffaele Lombardo  e suo fratello Angelo, deputato nazionale del Mpa. La Procura ha  poi presentato una richiesta di archiviazione per concorso  esterno all'associazione mafiosa che il Gip Luigi Barone, in  camera di consiglio, ha rigettato disponendo l'imputazione  coatta. Nel frattempo i pm hanno contestato l'aggravante mafiosa  per il reato elettorale, atto che ha di fatto concluso il  processo davanti al giudice monocratico. Così le accuse dei due  fascicoli sono confluite in un unico procedimento davanti al Gip  Marina Rizza, dove la Procura ha depositato nuove accuse.    

Per l'ex governatore Raffaele Lombardo la Procura di Catania  aveva chiesto la condanna a 10 anni reclusione «ritenendo che ci  siano elementi solidi per affermare la sua responsabilità  nell'avere contribuito all'organizzazione Cosa nostra per circa  10 anni, fino al 2009». E oggi, osserva il capo dell'ufficio  Giovanni Salvi, raccogli i frutti di «un lavoro importante»,  fatto da una «procura unita» . Il procuratore parla di «fatto  storico». «Per la prima volta - spiega - arriva la condanna per  concorso esterno in associazione mafiosa per un presidente della  Regione Siciliana». Lombardo commenta la sentenza con laconico «me l'aspettavo».  «È l'epilogo naturale - sostiene - del primo grado di giudizio,  ma io sono sereno. Il giudice, oltre che onesta, per bene,  imparziale, indipendente, non poteva avere un coraggio sovrumano  da schierarsi con una sentenza di assoluzione». L'ex governatore  riconosce ai suoi legali di avere «condotto una battaglia  veramente straordinaria dal punta di vista professionale» e si  richiama a «Sciascia, conoscendo il contesto». «Man mano che la  tensione si attenuerà - ritiene Lombardo - nei passaggi  successivi affermeremo la verità anche perché i reati che mi  vengono contestati sono assurdi e ridicoli».     

Nell'inchiesta Iblis era entrato anche il fratello dell'ex  governatore, Angelo Lombardo, deputato nazionale del Mpa, che ha  seguito l'iter giudiziario tradizionale e per il quale il Gup ha  disposto il rinvio a giudizio per gli stessi reati. La prima  udienza del processo sarà celebrata il prossimo 4 giugno davanti  alla prima sezione penale del Tribunale di Catania. Il suo  legale, Piero Granata è certo di «potere dimostrare la sua  innocenza in aula». Dove Angelo Lombardo cercherà di continuare  a separare, oltre che politicamente anche giuridicamente, il suo  cammino da quello del fratello.   


Ascesa e declino di Lombardo: dalla Dc all'Mpa, poi le accuse e il processo

CATANIA. Raffaele Lombardo, 63 anni, è  stato sempre un democristiano. E, a modo suo, lo ha ribadito  nell'accogliere la sentenza di condanna a 6 anni e 8 mesi di  reclusione per concorso esterno all'associazione mafiosa: «me  l'aspettavo, è l'epilogo naturale del primo grado di giudizio,  ma non finisce qui: seguiremo tutte le strade legali per  dimostrare la mia innocenza».   Nato a Catania nel 1950, Raffaele Lombardo, riceve  un'istruzione cristiano-democratica dai padri salesiani e si  iscrive alla facoltà di Medicina e chirurgia laureandosi con una  tesi in Psichiatria forense sul «nesso tra tradizioni popolari e  costruzioni deliranti».    

Negli anni '70 inizia la sua attività politica con il  Movimento della Gioventù della Dc catanese. Consigliere,  assessore al Comune di Catania, deputato alla Regione Siciliana  e assessore regionale agli Enti locali, alla fine degli anni '90  è eletto per due volte al Parlamento Europeo per il Centro  cristiano democratico. Nel 2000 è vice sindaco di Catania. Nel  2003 è eletto presidente della Provincia di Catania.  Nel 2005, dopo essere stato segretario generale regionale  dell'Udc fonda il Movimento per l'autonomia (Mpa). In occasione  delle elezioni politiche dell'aprile del 2008 il Mpa  ufficializza l'alleanza con il Popolo delle libertà e la Lega  Nord. La coalizione vince con il 46,81% dei voti alla Camera e  con il 47,32% dei voti al Senato e il Mpa elegge otto deputati e  due senatori. È in predicato più volte di diventare ministro  del governo Berlusconi.    

Nell'aprile del 2008, dopo le dimissioni di Salvatore Cuffaro  per problemi giudiziari, Lombardo diventa governatore della  Regione Sicilia ottenendo il 64% delle preferenze, avendo la  meglio sulla senatrice del Pd Anna Finocchiaro.  In quattro anni vara diversi governi regionali. Nel settembre  del 2010 cambia maggioranza che lo sostiene, e forma un governo  con 12 assessori tecnici e d'area del Pd.  Il 31 luglio del 2012, indagato dalla Procura di Catania  nell'inchiesta Iblis per presunti rapporti con esponenti di Cosa  nostra che lo avrebbero appoggiato in cambio di voti, si dimette  dall'incarico di governatore e successivamente annuncia il  ritiro dalla vita politica. Adesso la sua battaglia continua sul  piano giudiziario. 

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