martedì 4 agosto 2009

Mafia, Ciancimino:Giallo sul papello


Mafia, Ayala ascoltato in Procura
Ciancimino: non ho consegnato il papello
Il magistrato citato per il presunto incontro Borsellino-Mancino
Il figlio di Don Vito parla ai pm delle stragi Falcone-Borsellino


ROMA (3 agosto) - Il magistrato Giuseppe Ayala è stato ascoltato oggi pomeriggio negli uffici della Procura di Caltanissetta dai sostituti che si occupano dell'inchiesta sulle stragi del '92. Ayala è stato convocato per la seconda volta dai pm nell'arco di pochi giorni come persona informata dei fatti. Il magistrato, infatti, è stato citato in relazione all'incontro che Paolo Borsellino avrebbe avuto nel '92 al Viminale con l'allora ministro Mancino. Ayala aveva affermato in un'intervista di aver saputo che l'incontro fra il politico e il magistrato era avvenuto, ma ai magistrati lo aveva negato. I pm hanno recuperato l'intervista audio di Ayala, in cui parla dell'incontro, e ora hanno deciso di risentirlo.

Ciancimino risponde ai pm sulle trattative tra mafia e Stato. Massimo Ciancimino ha risposto alle domande poste oggi dai pm della Procura di Caltanissetta sulla trattativa che sarebbe avvenuta tra mafia e Stato nel 1992. Ciancimino per quasi quattro ore ha parlato dei retroscena delle stragi Falcone e Borsellino. Il verbale è stato secretato, ma sembra che Ciancimino abbia detto di non aver ancora consegnato ad alcuna procura il "papello", la lista di richieste scritte da Riina nel 1992 rivolte allo Stato.

Al suo arrivo al palazzo di giustizia di Caltanissetta Ciancimino aveva preannunciato: «Risponderò alle domande dei pm, anche se nei giorni scorsi sono stato adirato per le dichiarazioni fatte dal pg Barcellona nei miei confronti». Ai giornalisti che gli chiedevano il motivo per il quale solo adesso, a distanza di 17 anni dall'uccisione di Falcone e Borsellino, abbia deciso di parlare, Ciancimino ha risposto: «Perché solo adesso sono stato cercato dai magistrati».



Mafia, Ciancimino: «Ho avuto carte
che portavano a Riina». Giallo sul papello
Gli inquirenti smentiscono di aver ricevuto la documentazione


ROMA (2 agosto) - Tra fughe di notizie, indiscrezioni smentite in ambienti investigativi e polemiche tra magistrati e aspiranti testimoni, continua la caccia al "papello", l'elenco con le richieste che il boss mafioso Totò Riina avrebbe fatto allo Stato per fare cessare, nel 1992, la strategia stragista di Cosa nostra. «Ho consegnato ai magistrati tutto quello che era in mio possesso» ha detto ai giornalisti Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo, Vito, facendo intendere che tra i documenti, ora nelle mani dei pm palermitani, ci sarebbe anche la prova della cosiddetta trattativa tra la mafia e le istituzioni. La notizia è stata pubblicata dal Giornale di Sicilia, ma dagli ambienti investigativi è stata smentita.

La smentita degli inquirenti. L'ultima uscita di Ciancimino jr, che da mesi rende interrogatori davanti alla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo siciliano sul presunto accordo tra Stato e cosche, di cui il padre sarebbe stato tra i protagonisti, non trova conferme tra gli inquirenti. Insomma, nonostante le ripetute promesse delle scorse settimane, l'aspirante testimone, condannato in primo grado a cinque anni e otto mesi, per avere riciclato il tesoro di don Vito, il "papello" in Procura non l'avrebbe ancora portato, e anche stasera, in un'intervista al Tg3 Ciancimino non ha sciolto i dubbi: «Oggi c'è l'ansia del papello sì, papello no. Ho sempre detto che dalle grandi aspettative possono nascere le grandi delusioni. Io rispondo a domande e porto documentazione che mi viene richiesta, non avrò mai, se continueranno i miei rapporti, atteggiamenti omertosi».

«Ho avuto carte che portavano a Riina». Lunedì, intanto, Ciancimino jr dovrebbe essere sentito dai pm di Caltanissetta che, nei mesi scorsi, hanno riaperto le indagini sulla strage di via D'Amelio. L'inchiesta, che sta cercando di fare luce sui tanti aspetti oscuri dell'eccidio in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta, ruota attorno a presunti depistaggi nelle indagini passate e al coinvolgimento di settori dei Servizi segreti nell'agguato. Su quest'ultimo aspetto, in particolare, la Procura si aspetta novità dal figlio di don Vito. «Sono stato il primo a parlare di anomalia - dice Ciacimino jr - Ho detto che secondo me l'omicidio Borsellino aveva anche altre regie». In un altro passaggio dell'intervista al Tg3, Ciancimino fa riferimento alla presunta trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa nostra, condotta dal padre don Vito, in cui rientrerebbe anche la cattura del capo dei capi Totò Riina. «Nel 1992 (l'anno delle stragi Falcone e Borsellino, ndr) - dice Ciancimino - non era facile convincere mio padre e non era il clima di oggi di tante belle organizzazioni come "Addiopizzo". Era un clima difficile, i magistrati saltavano per aria con intere autostrade, saltavano agenti delle scorte, saltava tutto». Ciancimino conferma inoltre di aver parlato con i magistrati di «una persona con una malformazione al viso, che girava anche nell'entourage di Carlo», la persona che avrebbe trattato con l'ex sindaco Don Vito per conto dello Stato. E poi rivela un altro particolare: «Mi è stata data della documentazione inerente all'individuazione di Totò Riina sia in piantina, sia in utenze telefoniche e di acqua: mi è stata data e ha fatto un percorso, poi è tornata nelle loro mani, non mi chieda il percorso perché non posso rispondere».

La risposta polemica al pg di Caltanissetta. Ieri, però, a sorpresa, il testimone ha fatto sapere che, come imputato di procedimento connesso, visto che la sua posizione è ancora pendente in appello, potrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere. E non solo con i pm nisseni. Una presa di posizione causata dalle dichiarazioni del procuratore generale di Caltanissetta Giuseppe Barcellona. «Seppure alcune cose siano state riscontrate, tutto quello che dice Massimo Ciancimino lascia perplessi - aveva dichiarato il magistrato - Queste rivelazioni provengono da una persona assai equivoca, di modesto spessore culturale, che probabilmente sarà strumentalizzata da qualcuno». Alla valutazione di Barcellona è seguita la dura reazione del testimone: «Siamo passati da dubbi legittimi e critiche ad insulti personali. Non ho mai avuto il piacere di incontrare o di conoscere il pg Barcellona, se non per avere letto in merito al suo periodo di presidenza del Tribunale fallimentare di Palermo. Spero che il tutto non sia frutto di un precisa volontà di farmi tacere, perché ha pienamente raggiunto il suo obiettivo».

Ciancimino jr, figlio di don Vito ex sindaco mafioso di Palermo, condannato per aver riciclato parte del tesoro lasciatogli dal padre, è al centro delle inchieste per le sue dichiarazioni e per i documenti ereditati dal genitore che sono di notevole interesse investigativo.

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