lunedì 18 gennaio 2010

Napoli, talpe Dia: spiate dagli 007 fuorilegge anche due aziende



Napoli, talpe Dia: spiate dagli 007 fuorilegge anche due aziende

NAPOLI (17 gennaio) - Anche due aziende erano finite nel mirino di indagini clandestine. Una ha gli uffici in una lussuosa strada di Chiaia, l’altra invece ha a che vedere con i cantieri impiantati a Bagnoli.
È questa una delle ipotesi battute dagli inquirenti, nel corso delle indagini sulla presunta rete di 007 clandestini.
Tredici computer da passare al setaccio, decine di potenziali testimoni da ascoltare nel corso di una vicenda che vede al momento coinvolti poliziotti della Dia e un agente del nucleo di polizia giudiziaria in forza alla Procura di Napoli. In tutto, al momento, ci sono sette agenti indagati, che devono difendersi dall’accusa di associazione per delinquere finalizzata all’illecita interferenza nella vita privata e all’accesso abusivo nel sistema informatico. Un presunto «sistema» di intelligence illegale, in grado di mettere al servizio del migliore offerente informazioni segrete sulla vita di cittadini comuni. Informazioni - spiegano i pm del pool anticamorra - raccolte illegalmente, grazie a mezzi e know-how che dovrebbero essere messi al servizio dello Stato.

Si parte da alcuni spunti investigativi, come il «tariffario» trovato in casa di Giuseppe Savarese, il sostituto commissario Dia in cella dallo scorso ottobre, nel corso delle indagini su appalti e malaffare. Esplicito un manoscritto sequestrato: 2400 euro per un sopralluogo in un’azienda di Chiaia, 3300 per un report in quel di Bagnoli. Probabile che si tratti di compensi per indagini su spionaggio industriale, secondo l’ipotesi del pool guidato da Rosario Cantelmo e dai pm Enzo D’Onofrio, Raffaello Falcone e Pierpaolo Filippelli.

Ma ci sono altri elementi ancora da approfondire: tanto che in queste ore la Procura ha deciso di iscrivere nel registro degli indagati anche due imprenditori. Si tratta di due probabili committenti di indagini clandestine. Erano interessati al lavoro svolto da aziende concorrenti e tra gli atti finiti sotto sequestro c’erano anche profili aziendali, orari di lavoro e curriculum acquisiti dai competitors. Messi con le spalle al muro, di fronte a intercettazioni e filmati su mandati specifici, non hanno potuto far altro che ammettere le accuse. Ora rispondono di concorso negli stessi reati del presunto gruppo di Savarese, associazione a delinquere, indagini e accessi illeciti.

Poi ci sono i casi di infedeltà coniugale, come il caso di una donna filmata 35 volte all’ingresso di un albergo. In queste ore è stata anche identificata la presunta vittima della lunga attività di spionaggio: la donna ha riconosciuto la sua voce in una delle tante intercettazioni nelle clip audio finite sotto sequestro. Ora è pronta a testimoniare nel corso di un probabile processo contro la presunta gang degli 007 clandestini. Inquietanti, anche i dati cronologici: Savarese avrebbe agito dal 2001, quanto basta ad accumulare dati riservati sulle vite di tantissimi ignari cittadini.

Sott’accusa, anche gli agenti della Dia di Napoli Davide Di Paoli e Catello Coppola; l’agente in forza alla Procura Domenico Salemme; due sottoufficiali di pg in servizio a Roma; e il disoccupato Antonio Marcello Migliore, indicato come amico dello stesso Savarese. Ma i nodi da sciogliere sono altri. Come facevano a controllare tabulati e traffico telefonico dei propri clienti? Domanda inevitabile, dal momento che nel tariffario sequestrato ci sono dei riferimenti economici su importi finiti a gestori di telefonia mobile: «Omissis 2.500; intestazioni telefoniche 300 euro; 35 euro ad ora per operatore».

A cosa si riferiscono gli appunti di Savarese sequestrati? Possibile - è l’ipotesi investigativa - che ci fossero impiegati disonesti pronti a fornire tabulati al gruppo guidato da Savarese, anche se non si esclude una seconda possibilità: quella di utilizzare per fini privati fascicoli legalmente aperti. Interventi mirati, formalmente corretti, inseriti in fascicoli su delicate indagini in corso in questi mesi a Napoli. Nodi da sciogliere, accertamenti a stretto giro, mentre si attende la decisione del Riesame sulla richiesta di scarcerazione di Savarese, avanzata dai legali Francesco Cioppa e Dario Russo.

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