mercoledì 26 maggio 2010

Camorra, imponevano pizzo a vincitori Superenalotto: 5 arresti


Camorra, imponevano pizzo a vincitori Superenalotto: 5 arresti

Ai vincitori del Superenalotto avevano imposto di versare una parte della vincita, per il mantenimento dei carcerati appartenenti al clan e di conseguenza delle loro famiglie.

E' quanto hanno fatto, secondo gli inquirenti, cinque persone considerate elementi di spicco del clan Cava-Genovese, colpiti oggi da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nel corso di un'operazione dei carabinieri di Avellino, che ne hanno dato notizia in una nota.

Secondo gli inquirenti, alcune delle trenta di persone che avevano vinto 33 milioni di euro giocando un sistema presso un esercizio commerciale di Ospedaletto d'Alpinolo, invece di potersi godere serenamente la vincita avevano ricevuto intimidazioni da appartenenti ai clan Cava-Genovese che pretendevano una parte della vincita per finanziare il clan.

I carabinieri del comando provinciale di Avellino, dopo due anni d'indagini, sono riusciti ad identificare i responsabili degli atti intimidatori e delle richieste estorsive ai danni dei vincitori. E stamattina, i carabinieri del Nucleo investigativo di Avellino hanno eseguito le ordinanze di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Napoli, Nicola Miraglia Del Giudice, su richiesta dei pm Francesco Soviero, della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, e Rosario Cantelmo, che ha condiviso gli elementi raccolti nel corso delle indagini dai carabinieri.

Colpiti dai provvedimenti, cinque persone ritenute di primissimo piano del Clan Cava-Genovese.

A finire in manette, dicono gli investigatori, anche il figlio di Modestino Genovese, capo indiscusso dell'omonimo clan, che, essendo minorenne all'epoca dei fatti, è stato oggetto di un decreto di fermo di persona sottoposta ad indagini emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni di Napoli.

Marco Antonio Genovese è anche accusato di minaccia nei confronti di giovani del luogo e del titolare di una ditta che si era rifiutato di assumere un suo protetto.

Secondo gli inquirenti, il gruppo deve rispondere di alcune estorsioni in danno di esercenti e piccoli imprenditori dell'area del Partenio, storicamente area d'influenza del clan Genovese.

Per dare maggiore sostegno alle richieste estorsive alcuni degli arrestati, forti della collaborazione di esponenti del clan Cava, disponevano anche di armi, munizioni ed esplosivo, utilizzate per intimorire le vittime. Per la prima volta inoltre, dalle indagini è stata chiarita la confluenza e la convergenza di interessi del clan Genovese, operante nella zona del Partenio, con il più famoso clan Cava, protagonista da anni di una sanguinosa faida con il clan Graziano di Quindici.

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