giovedì 23 settembre 2010

"Voti in cambio di appalti ai clan":

L'accusa per lui è di concorso esterno in associazione mafiosa. Avrebbe fatto favori alle cosche dell'Agrigentino. La polizia gli ha notificato questa mattina un avviso di garanzia




PALERMO. C'é anche la compravendita di voti dalle cosche in cambio di assegnazioni di appalti finanziati dalla Regione e di denaro tra le accuse contestate all'ex vicepresidente della Regione Michele Cimino, indagato per concorso in associazione mafiosa dalla Dda di Palermo.   
Per ottenere il consenso elettorale delle 'famiglie', dunque, Cimino, quando era assessore alla Cooperazione, secondo gli inquirenti, avrebbe fatto ottenere lavori a imprese in odore di mafia e dato soldi ai clan.   
Al politico oggi è stato notificato un avviso di garanzia emesso nell'ambito di un procedimento collegato a quello che, ieri, ha portato all'arresto del sindaco di Castrofilippo Salvatore Ippolito.   
Cimino sarà interrogato il 30 settembre. A suo carico le dichiarazioni di diversi pentiti agrigentini tra i quali l'ex capomafia Maurizio Di Gati.
Cimino, vicino al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianfranco Micciché, è stato vicepresidente della Regione e assessore all'Economia fino ad alcuni giorni fa, prima della formazione del nuovo governo di Raffaele Lombardo. Era stato assessore regionale al Bilancio e all' Agricoltura.

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