sabato 30 aprile 2011

Il contratto prematrimoniale di William e Kate “prenup”


A ventiquattr'ore dal Royal Wedding, tra i due miliardi di telespettatori che hanno seguito la cerimonia imperversano due commenti. Accanto agli inevitabili giudizi sull'abito della sposa, infatti, gran parte dei “comuni mortali” continua ad interrogarsi su un argomento molto meno fiabesco e più concreto, come il contratto prematrimoniale firmato dagli sposi.


Come svelato dal quotidiano tedesco Bild, infatti, anche la più romantica delle fiabe di questi tempi moderni non ha potuto evitare di piegarsi alla dura realtà dei giorni nostri e delle statistiche che vedono fallire, nel solo Regno Unito, quasi un matrimonio su due. Non c'è da stupirsi, insomma, se anche Catherine e William, pur giurandosi amore eterno, abbiano pensato di tutelarsi firmando il cosiddetto “prenup” presso il famosissimo studio legale Spears di Londra.

In realtà, se i dettagli trapelati dovessero essere confermati, questo accordo prematrimoniale sembrerebbe fatto apposta per tutelare soltanto il futuro Re, visto che le condizioni più dure, in caso di fallimento dell'unione, toccherebbero all'ormai duchessa di Cambridge.

Come rivela sempre la Bild, infatti, nell'eventualità di un divorzio Kate potrà contare esclusivamente su un cospicuo assegno di mantenimento, ma non potrà accampare alcuna pretesa sul patrimonio personale di William, al momento stimato intorno ai 14,6 milioni di euro, ma che alla morte della Regina Elisabetta, grazie all'eredità, arriverà a quota 327 milioni di euro. Una clausola “anti-prosciugamento”, dicono i maligni, che sarebbe stata inserita anche alla luce dell'esperienza vissuta da Carlo con Diana che, al momento del divorzio, riuscì a strappargli un assegno da ben 19 milioni di euro.

Sempre nella triste eventualità di un divorzio, Catherine dovrà rinunciare al titolo di Her Royal Highness e non potrà più vivere nei castelli reali, ma dovrà stabilirsi in un'abitazione che le verrà assegnata.

Il nodo cruciale di questo accordo, però, è quello relativo all'affidamento dei figli che, secondo l'accordo, resteranno a vivere con il padre, per essere educati dalla Famiglia Reale. Una condizione davvero dura per qualsiasi madre, tanto che Kate si sarebbe battuta per inserire una clausola che le darebbe il diritto di vedere i figli senza limitazioni.

Ovviamente, questi dettagli non saranno mai confermati dai diretti interessati, soprattutto dalla sposa, per evitare di incorrere in una delle penali inserita sempre nel “prenup”, come spiegano dallo studio Spears: se Kate dovesse sbottonarsi con la stampa, infatti, dovrebbe pagare una multa a “sette cifre”.

Mafia di Partinico, sequestro per Antonino Nania

Il provvedimento legato all'operazione Carthago, sfociata nel gennaio 2009 nell'arresto di 16 persone, accusate di associazione mafiosa, che avevano dato vita a una sanguinosa faida per il controllo del territorio

PALERMO. Beni per un valore complessivo di circa 6 milioni di euro sono stati sequestrati dai carabinieri ad Antonino Nania, 73 anni, indicato dagli investigatori come esponente del mandamento mafioso di Partinico, e ai suoi congiunti. Il provvedimento è stato emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo.

Il decreto di sequestro è susseguente alle risultanze investigative dell'operazione Carthago, sfociata nel gennaio 2009 nell'arresto di 16 persone, accusate di associazione mafiosa, che avevano dato vita a una sanguinosa faida per il controllo del territorio. Tra gli arrestati, oltre ad Antonino Nania, tuttora ai domiciliari, anche il figlio Francesco. Il provvedimento riguarda 22 immobili, 58 terreni, un'azienda agricola e numerosi conti correnti e depositi a risparmi intestati da Nania anche ai suoi congiunti (moglie, figli e nipoti) al fine di evitare l'applicazione della misura patrimoniale.

Usura ed estorsione condannato a 14 anni il boss Renato Martorano

POTENZA - Ha strozzato l’imprenditore per anni, fino a ridurlo sul lastrico. Da miliardario a nullatenente. E le prove raccolte dai carabinieri del Ros lo dimostrano. Hanno portato alla condanna in primo grado e alla sua conferma in appello. Ieri mattina i giudici della Corte d’Appello di Potenza, presieduta dal giudice Vincenzo Autera, hanno condannato a 14 anni di reclusione il boss potentino Renato Martorano, che per gli investigatori è il massimo esponente della ’ndrangheta in Basilicata.


L’accusa: estorsione aggravata dal metodo mafioso e usura.
Il 6 maggio dello scorso anno, Renato Martorano, detenuto in regime di carcere duro a Cuneo (il 41 bis dell’ordinamento penitenziario), era stato condannato dal collegio del Tribunale di Potenza, con l’accusa di aver strozzato fino al ridurlo sul lastrico l’imprenditore edile Carmine Guarino, il re del movimento terra a Potenza. Secondo l’ipotesi dell’accusa, rappresentata in primo grado dal pm antimafia Francesco Basentini e, in appello dal sostituto procuratore generale Luigi Liguori, Renato Martorano sarebbe stato al centro di un vasto giro d’usura. Il boss avrebbe fatto da intermediario per altri imprenditori.

I nomi degli imprenditori potentini che finanziavano Martorano sono stati svelati in aula da Carmine Guarino, ma erano stati annotati anche sui foglietti ritrovati a casa dell’imprenditore strozzato. Si tratta dei cosidetti «pizzini» di Martorano, sui quali pare che il boss scrivesse i nomi dei creditori di Guarino e l’ammontare del debito. Gli imprenditori Matteo Di Palma, gestore di una sala giochi di Bucaletto (l’unico che è stato ascoltato nel corso del processo, in qualità di «testimone assistito» dal legale Mario Marinelli), Gerardo Vernotico e l’ingegnere Nicola Giordano, arrestati a settembre dello scorso anno, sono stati rimessi in libertà e ora sono a giudizio nell’ambito del procedimento denominato «Nibbio2».

Ma, oltre a questi ultimi, tra i finanziatori, ci sarebbero anche dei «calabresi» e dei «napoletani».

I giudici, in primo grado, hanno condannato Martorano per estorsione aggravata dal metodo mafioso ed usura perché, come spiegano nelle motivazioni della sentenza, il boss prima avrebbe prestato del denaro a Guarino, con tassi d’interesse del dieci per cento, quindi usurai, e poi avrebbe fatto pressione per averlo indietro.

E qui sarebbero intervenute le minacce.
«Nel corso dell’istruttoria è stato ampiamente provato che l’imputato abbia posto in essere minacce nei confronti della persona offesa - scrivono i giudici - per assicurarsi ingiusti profitti derivanti dal suddetto reato di usura».

L’imprenditore strozzato e la sua segretaria hanno sempre ribadito di non aver ricevuto delle minacce dirette, ma per il collegio giudicante questo non vuol dire nulla. Che Carmine Guarino temesse Renato Martorano e i suoi scagnozzi è emerso dalle conversazioni telefoniche tra lui e la sua segretaria, fanno notare i giudici, e dalle testimonianze delle persone a lui più vicine.
Il boss, ieri mattina, si è difeso dicendo che è tutta colpa della «nomea» che si è fatto. Insomma sarebbe «vittima» della sua fama di mafioso.
«Con questo nome che porto non ho la possibilità di riemergere», ha concluso Martorano in videoconferenza.

Il principale imputato ha provato a difendersi, ha detto di aver contattato Matteo Di Palma solo una volta perché doveva acquistare una macchina per la badante della madre ma di non aver avuto altri rapporti con lui.
I giudici non gli hanno creduto.
Né tantomeno hanno dato ascolto all’arringa di uno dei due difensori del boss, l’avvocato Pasquale Bartolo del foro di Roma. Il legale, che ha chiesto l’assoluzione del suo assistito perché «non c’è reato», ha contestato il reato di estorsione attribuito a Martorano e la formulazione del capo d’imputazione.

Reggio, caso Fallara. L'inchiesta si divide in tre parti

Divisa l’inchiesta sulla gestione delle casse del Comune di Reggio Calabria. E ora affiorano contributi e consulenze senza alcuna delibera
 
Emergono episodi inquietanti dall’inchiesta sul caso Fallara soprattutto per le modalità in cui, negli ultimi anni, sono stati gestiti i soldi del comune di Reggio Calabria. La Procura della Repubblica ha deciso di dividere l’inchiesta in tre diverse trance. Due riguardano episodi già accertati, la terza è invece riferibile ai nuovi falsi che stanno continuando ad affiorare man mano che l’indagine va avanti. In questo caso si tratta evidentemente di quello che diventerà il troncone più importante sia in termini di volume di denaro illegittimamente liquidato “a terzi” che sul piano delle persone coinvolte.


Gli episodi riguardano non solo l'anno 2010, ma anche quello precedente. I magistrati e tre periti hanno infatti appurato che alcuni pagamenti e contributi pubblici (già una decina) assegnati sia a singoli che ad associazioni non hanno alcuna pezza giustificativa. Per essere più chiari, a fronte del mandato di pagamento che deve fare riferimento necessariamente ad una delibera o ad una determina (con tanto di numero e data), quando i magistrati sono andati a cercare riscontri semplicemente si sono accorti che non esistevano. Insomma nessuna giustificazione documentale. E si parla di falsi, o apparentemente tali, per alcune centinaia di migliaia di euro. In questa parte d'inchiesta anche il caso delle persone assunte a tempo determinato con contratti semestrali direttamente dalla Fallara, senza alcun criterio selettivo o decisione degli organi politici. Persone (almeno 6) che venivano presi come collaboratori all’assessorato con mansioni minori, su decisione diretta della dirigente, come se si trattasse di un’azienda di famiglia.

Gli altri due filoni dell’indagine riguardano fatti che sono invece già stati accertati con una certa precisione. Per la Procura la dirigente del comune, morta suicida a dicembre scorso, si sarebbe autoliquidata indebitamente per aver partecipato alla Commissione tributaria provinciale, somme pari a 792 mila euro.

L’ultimo filone d’indagine riguarda le retribuzioni per consulenze all’architetto Bruno Labate. Il professionista, legato affettivamente alla dirigente dell’uffici Finanze di Palazzo San Giorgio, avrebbe intascato illegittimamente somme che vanno dai 600 ai 700 mila euro (180 mila euro li ha già volontariamente restituiti nei mesi scorsi). Soldi ufficialmente liquidati dalla dirigente del comune per consulenze varie rispetto a progetti che in realtà non furono mai finanziati e quindi neppure realizzati.

Indagini su vendita Emiliana Tessile Marani minacciato e sabotato

L’sms di Marani dopo la cessione; le minacce durante la “trattativa” e l’intercettazione di “Twister”. Nuovi particolari sulla “svendita” dell’Ex Emiliana Tessile di Cetraro
 
Emergono nuovi particolari dall'inchiesta appena conclusa dalla Procura di Paola sulla “svendita” dell'ex Emiliana Tessile di Cetraro alla srl “Vela Latina”, e per la quale risultano indagate tre persone, ossia gli imprenditori ed editori cosentini Piero Citrigno e Fausto Aquino, referenti della “Vela”, e il sindacalista di Cetraro Franco Mazza per estorsione.


A detta dei magistrati di Paola i tre avrebbero costretto il patron del gruppo tessile, Angelo Marani di Correggio, a vendere l'intero complesso dell'Emiliana a soli 850 mila euro, a fronte di un valore di mercato vicino ai 18 milioni di euro.

DaAlle carte dell'inchiesta infatti, emergono vere e proprie “forzature” nei confronti di Marani che, a vendita ultimata, inviò un sms a un personaggio vicino a “Vela Latina”, nel quale, più o meno, scrisse: “Avete ottenuto quello che volevate, adesso lasciatemi in pace”.

Nel corso delle indagini i magistrati di Paola sarebbero venuti a capo di episodi piuttosto sospetti, che alla fine avrebbero indotto Marani a fare le valige e ad andarsene da Cetraro, vendendo a pochi euro l'ex Emiliana Tessile. Numerosi anche gli episodi di sabotaggio nei confronti del polo tessile gestito da Marani che stanco delle continue pressioni avrebbe si sarebbe accontentato di quegli 850mila euro dichiarando così di cessare la propria attività tessile a Cetraro perché i conti dell'azienda erano in rosso. Lo hanno scritto, nella denuncia presentata il 5 luglio del 2006 all'allora pm di Paola Eugenio Facciolla, gli ex 34 dipendenti dell'ex Emiliana Tessile.

Fausto Aquino, Piero Citrigno e il sindacalista Mazza, hanno dunque concluso un vero affare: “Caspita, vale da 15 a 20 milioni di euro. Facciamo un colpaccio.”, si legge in un'intercettazione, captata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro nel corso dell'inchiesta antiusura “Twister” (che vede tra gli indiziati Citrigno), ora agli atti dell'inchiesta sulla “svendita” dell'ex Emiliana.

venerdì 29 aprile 2011

A Borgetto murales con i simboli dell'antimafia

L'opera realizzata dagli alunni delle scuole medie e delle quinte classi elementari di Borgetto ed è la 'wall art' dell'antimafia più lunga d'Italia: 30 metri di colori, speranza e coraggio


BORGETTO. C'é un ragazzino vestito di verde che tiene strette le briglie di un cavallo dalla luccicante criniera nera: è Giuseppe Di Matteo, sciolto nell'acido dagli uomini di Cosa nostra, perché figlio del pentito Santino. Anche lui ha trovato posto sul 'Muro della legalita'' di Borgetto, comune che sorge ad una quarantina di km da Palermo, ed è stato inaugurato oggi in piazza Vittorio Emanuele Orlando. Insieme al piccolo Di Matteo, simbolo della ferocia della mafia, ci sono anche Peppino Impastato, con i suoi 'Cento passi'; Paolo Borsellino, con la propria agenda rossa; Giovanni Falcone, Carlo Alberto Dalla Chiesa, sullo sfondo della via Isidoro Carini dove trovò la morte il 3 settembre 1982, altre icone di legalità che evocano la Sicilia.

Il murales è stato realizzato dagli alunni delle scuole medie e delle quinte classi elementari di Borgetto ed è la 'wall art' dell'antimafia più lunga d'Italia: 30 metri di colori, speranza e coraggio. L'iniziativa, promossa dall'assessorato comunale alla Cultura di Borgetto, nell'ambito del progetto 'Nonsolomafia', è stata realizzata con il patrocinio ed il cofinanziamento del ministero della Gioventù che, per l'occasione, ha donato al Comune 500 copie del libro 'Il profumo della liberta', curato dallo stesso dicastero. Il volume, che racconta l'eredità lasciata dai giudici Falcone e Borsellino, verrà distribuito nelle scuole del paese. Alla manifestazione hanno preso parte, tra gli altri, il magistrato Antonio Ingroia, l'europarlamentare Rita Borsellino, l'assessore regionale delle Autonomie locali e della funzione pubblica, Caterina Chinnici. Nel corso del pomeriggio due attori siciliani, Claudia Perna e Domenico Cangialosi, hanno recitato una scena del film 'I cento passi'. I ragazzi del laboratorio creativo 'Permanente di Borgetto', invcee, hanno organizzato un 'flash mob', sulle note de 'I Cento passi' dei Modena City Ramblers, che sono intervenuti in diretta in collegamento telefonico.

Truffa, Minardo respinge tutte le accuse

E' durato più di un'ora e mezzo l'interrogatorio del parlamentare Mpa, agli arresti domiciliari da martedì scorso, perché accusato di associazione per delinquere finalizzata alle truffe aggravate ai danni della Comunità europea, dello Stato e di altri enti pubblici, ma anche di malversazione ai danni dello Stato, evasione fiscale e riciclaggio di denaro. Di fronte al gip ha smentito tutto ciò che gli viene contestate nell'ambito della gestione del Consorzio per l'area iblea

MODICA. E' durato più di un'ora e mezzo l'interrogatorio del parlamentare Riccardo Minardo (Mpa), agli arresti domiciliari da martedì scorso, perché accusato di associazione per delinquere finalizzata alle truffe aggravate ai danni della Comunità europea, dello Stato e di altri enti pubblici, ma anche di malversazione ai danni dello Stato, evasione fiscale e riciclaggio di denaro.

Assistito dal proprio legale di fiducia, Carmelo Scarso, il presidente della commissione affari istituzionali dell'Ars ha respinto le accuse che gli vengono contestate nell'ambito della gestione del Consorzio per l'area iblea. Insieme a lui è stata interrogata anche la moglie, Giuseppa Zocco, che si trova agli arresti domiciliari insieme al presidente del consorzio, Rosaria Suizzo, e ad altre due persone, Mario Barone e Piero Maienza. I coniugi Minardo hanno risposto alle domande del gip Patricia Di Marco, dando una serie di documenti per chiarire i passaggi finanziari di oltre quattro anni di gestione contabile del Consorzio di sviluppo dell'area iblea. Al termine degli interrogatori, l'avvocato Carmelo Scarso ha chiesto al Gip, De Marco, la revoca della custodia cautelare ai domiciliari per entrambi i coniugi, dal momento che, secondo il legale, vengono meno le esigenze cautelari.

Nuoro: bomba e tentato omicidio, arrestati 5 banditi

Nel marzo del 2009 avevano fatto saltare in aria, a scopo intimidatorio, l'auto di un carabiniere, e poi avevano pianificato l'omicidio di un allevatore.

Questa mattina gli uomini della Squadra mobile di Nuoro hanno arrestato i cinque membri della banda con l'accusa di detenzione e porto di materiale esplosivo e armi oltre a tentato omicidio.

Altre due persone sono state denunciate a piede libero perché all'epoca dei fatti erano minorenni.
L'indagine della polizia ha preso spunto dall'attività investigativa relativa ad una rapina effettuata ai danni del gestore di un cinema avvenuta nel gennaio del 2009.

Dopo aver effettuato l'analisi dei tabulati telefonici gli investigatori hanno soffermato la loro attenzione su alcune utenze e, ascoltando le registrazioni, hanno individuato gli autori dell'attentato al carabiniere e, soprattutto, sono riusciti a sventare l'omicidio dell'allevatore.

La leader del gruppo aveva dato 5 mila euro a due killer di Orgosolo (Nuoro) per uccidere l'uomo, ma gli investigatori della Mobile li hanno bloccati mentre erano appostati dietro un cespuglio in attesa che la donna portasse loro l'arma per l'esecuzione.

Al termine dell'indagine sono state emesse le ordinanze di custodia cautelare in carcere che questa mattina gli agenti della questura hanno eseguito.
Sono ancora in corso le indagini per accertare le responsabilità degli arrestati nella rapina al gestore del cinema.

Messina, corse clandestine di cavalli: venti arresti

L'operazione è stata denominata in codice 'Pista di Sabbia'. Nel corso delle indagini sono state monitorate e in molti casi interrotte gare che venivano anche riprese e diffuse via internet dai partecipanti

MESSINA. I carabinieri hanno eseguito a Messina 20 provvedimenti di custodia cautelare (8 in carcere e 12 ai domiciliari) a carico di altrettante persone che organizzavano corse clandestine di cavalli in città. Diciassette persone sono accusate di associazione a delinquere finalizzata al maltrattamento di animali e di organizzazione di competizioni non autorizzate tra animali; tre sono veterinari accusati di concorso esterno all'associazione. I provvedimenti sono stati emessi dal Gip di Messina su richiesta della procura. L'operazione è stata denominata in codice 'Pista di Sabbia'. Nel corso delle indagini sono state monitorate e in molti casi interrotte gare clandestine di cavalli che venivano anche riprese e diffuse via internet dai partecipanti.

Gli animali venivano sottoposti a trattamenti farmacologici dopanti praticati dai veterinari compiacenti. In diversi casi le sostanze hanno provocato la morte dei cavalli: numerose carcasse di animali sono state trovate in città, anche in pieno centro. L'organizzazione gestiva le scommesse clandestine sulle corse. L'indagine era stata avviata il 18 febbraio 2008 quando una corsa era stata bloccata all'alba lungo la via Consolare Pompea, tra i rioni Annunziata e di Contemplazione. In quell'occasione furono denunciate 28 persone per interruzione di pubblico servizio. A bordo di ciclomotori gli indagati avevano bloccato la circolazione stradale per permettere lo svolgimento della corsa clandestina. I militari sequestrarono due cavalli e un calesse, 1.600 euro in contante frutto delle scommesse, 4 cronometri e dieci ciclomotori. Dagli esami del sangue si è evidenziato che i cavalli erano dopati.

Mafia, sequestrati beni per 22 milioni a Luigi Abbate

L'uomo, conosciuto con il soprannome di "Gino U Mitra", è un "uomo d'onore" del mandamento di Porta Nuova. L'operazione della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo su proposta del questore. La gestione di cosa Nostra sui rifiuti del Nord Italia
PALERMO. Beni e attività imprenditoriali per un valore complessivo di 22 milioni di euro, riconducibili a Luigi Abbate, "uomo d'onore" del mandamento mafioso di Porta Nuova", sono stati sequestrati dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo su proposta del questore. Luigi Abbate, conosciuto con il soprannome di "Gino u mitra" per la sua particolare abilità nell'uso delle armi, fa parte di una "famiglia" di noti pluripregiudicati. "Un solidale e compatto 'gruppo imprenditoriale mafioso' - scrivono gli investigatori - all'interno del quale ciascuno dei consaguinei ha svolto il ruolo di prestanome, offrendo un importante contributo per il conseguimento dei fini illeciti realizzando una rete di società cooperative, la maggior parte dedite all'attività di raccolta e smaltimento rifiuti, strettamente collegate all'impresa principale, 'Italia 90', con finalità dirette a monopolizzare il settore".

Nel corso delle indagini è stata accertata l'origine mafiosa di alcune società riconducibili ad Abbate specializzate nell'attività di raccolta, trasformazione e smaltimento di rifiuti solidi urbani, rifiuti speciali e scarti industriali. In particolare l'attenzione degli investigatori si è concentrata su "Italia 90", una società con sede legale a Palermo e sede operativa a Ospedaletto Lodigiano (LO) dove si è aggiudicata oltre 40 gare d'appalto indette da molti comuni delle provincie di Lodi e Cremona, ma anche della Regione Lombardia e Liguria. La gestione dei rifiuti in diversi comuni del Nord Italia, in particolare in Lombardia e in Liguria, sarebbe stata nelle mani di Cosa Nostra. La Srl, che gestisce l'attività di raccolta, trasformazione e smaltimento di rifiuti solidi urbani, rifiuti speciali, scarti industriali, spazzamento di strade e smaltimento di rifiuti cimiteriali, si era aggiudicata oltre 40 gare d'appalto in molti Comuni dell'Italia settentrionale, sopratutto nelle provincie di Lodi e Cremona. Gli investigatori hanno individuato numerosi rapporti bancari intestati alla societa e usati per movimentare ingenti flussi di denaro non giustificati dall'esigua redditività dell'attività imprenditoriale svolta. La società, formalmente intestata ai coniugi Maria Abbate e Claudio Demma, la prima in qualità di procuratrice il secondo in qualità di socio unico, si sarebbe aggiudicato le gare d'appalto con violenze e intimidazioni nei confronti delle imprese concorrenti e minacce anche nei confronti di funzionari delle stazioni appaltanti, che venivano indotti a svelare informazioni coperte dal segreto d'Ufficio. Oltre a "Italia 90" la polizia ha sequestrato un'altra società riconducibile ad Abbate di recente costituzione, la "Ecoitalia Ambiente s.r.l.", con sede a Palermo, sempre destinata all'attività di riciclaggio, trasformazione e smaltimento di rifiuti solidi urbani.

'Ndrangheta, sequestrati beni al prestanome del clan Pesce di Rosarno

Tassi è considerato prestanome di elementi di spicco del clan Pesce di Rosarno (Rc). Sono stati sottoposti a sequestro, in particolare, un bar nel pieno centro cittadino, una villa al mare ed un’autovettura di lusso
 
Beni per oltre 4 milioni e mezzo di euro sono stati sequestrati da agenti della Divisione Anticrimine della Questura di Vibo Valentia e del Nucleo Polizia Tributaria Gico-Sco della Guardia di Finanza di Reggio, che hanno eseguito un provvedimento emesso dal Tribunale di Reggio Calabria nei confronti di Ettore Tassi 52 anni, di Mileto ma residente a Ricadi (Vv).


Tassi è considerato prestanome di elementi di spicco del clan Pesce di Rosarno (Rc). Il sequestro è stato fatto dal personale della Divisione anticrimine della Questura di Vibo Valentia e dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza in esecuzione di un provvedimento emesso dal Tribunale di Reggio Calabria su proposta del Procuratore della Repubblica, Giuseppe Pignatone.

Il sequestro dei beni ad Ettore Tassi, scaturisce dall’operazione «All Inside» che si è venuta ad incrociare con quella aperta circa un anno fa dalla questura di Vibo Valentia ed ha poturo contare fra l'altro, sulle dichiarazioni accusatorie della collaboratrice di giustizia Giuseppina Pesce, nipote del capocosca in quanto figlia del fratello Salvatore.

In questo contesto è emersa la figura del Tassi cui è stato attribuito il ruolo di prestanome unitamente alla moglie Giovanna Iuli, di Salvatore Pesce, detto «U babbu». I beni posti sotto sequestro consistono nel patrimonio aziendale della ditta individuale «Glam di Giò, di Tassi Francesco, figlio di Ettore, sita in Vibo Valentia; un edificio a Ricadi in località Santa Maria intestato alla moglie di Ettore, Giovanna Iulio; una Porsche intestata sempre alla Iulio ed altre autovetture. L’attività dell’uomo era insospettabile, come ha precisato il questore di Vibo Valentia nella conferenza stampa a cui hanno partecipato il colonnello della finanza del nucleo di Reggio Calabria Claudio Petruzziello, il dirigente Foti dell’anticrimine della questura di Vibo, il maggiore dellla guardia di finnanza di Vibo Michele Di Nunno.

Per l’amministrazione dei beni sono stati nominati tre amministratori giudiziari. Il Tassi, secondo quanto è emerso nella conferenza stampa, risulta pregiudicato sempre per vicende legate alle cosche reggine dei Molè, dei Piromalli e dei Pesce, dentro cui si muoveva con grande attenzione.

'Ndrangheta, l'ex pentita Pesce ritratta Pignatone: "non merita commento"

L’ex pentita ritratta: «Mi hanno costretta». Pignatone: «Non merita commento». La Pesce non convince; strano dietrofront a pochi giorni dall’udienza preliminare
 
Per mesi ha collaborato con la giustizia, ma poi ha detto basta ed ha annunciato che avrebbe ritrattato, anche se il suo legale avrebbe lasciato intendere che il pentimento della donna è scaturito dalle pesanti pressioni dei magistrati della Dda. Il Procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone dice: «Non meritano alcun commento le affermazioni riportate oggi dalla stampa secondo cui Giuseppina Pesce sarebbe stata “costretta a pentirsi”».


Nella lettera che il legale di Giuseppina Pesce, ha reso nota, in particolare, la donna sostiene di avere fatto le sue dichiarazioni d’accusa perchè non poteva sopportare di stare lontano dai suoi tre figli, uno dei quali con problemi di salute, dopo essere stata trasferita, malgrado la sua richiesta di essere portata a Reggio Calabria, nel carcere di Milano. Pignatone, ovviamente non entra nel merito della lettera e delle accuse che vengono mosse alla Procura, si limita a dire che «La signora Pesce Giuseppina è stata arrestata per associazione mafiosa ed altri reati con provvedimento del giudice confermato dal Tribunale del riesame e poi dalla Corte di cassazione. Il 14 ottobre 2010 ha chiesto di collaborare con l’autorità giudiziaria e per quasi sei mesi ha reso dettagliate dichiarazioni, molte delle quali sono state già riscontrate e ritenute attendibili in più provvedimenti dei giudici di Reggio Calabria. La sua posizione e quella degli altri imputati del processo All Inside sarà valutata dal Tribunale di Palmi nel processo che inizierà il 12 luglio 2011 a seguito del rinvio a giudizio disposto il 22 aprile scorso». Dunque si vedrà al processo.

Reggio. Arrestato un sindacalista chiedeva soldi per un lavoro

Accusato di aver chiesto 10mila euro per un posto alla Leonia. Arrestato un sindacalista della Cgil
 
Da 10 mila a 15 mila euro per un posto di lavoro. E' questa la somma di denaro che un sindacalista della Cgil, impiegato della Leonia, avrebbe chiesto in cambio di posti di lavoro. L'uomo, Giuseppe Postorino è stato arrestato dai Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, diretto dal colonnello Pasquale Angelosanto. Sarebbero una decina le presunte vittime, che hanno denunciato ai Carabinieri di avere elargito le somme, mediamente intorno a 10 mila euro ciascuno, richieste in cambio della promessa di posti di lavoro alla Leonia e alla Multiservizi. In entrambi i casi si tratta di società miste che vedono la compartecipazione del Comune di Reggio Calabria e di soci privati. Secondo l'accusa l'uomo avrebbe promesso l'assunzione, facendosi consegnare i soldi, vantando conoscenze "importanti" a garanzia del buon esito della trattativa.

Lamberto Sposini in coma farmacologico dopo intervento. Situazione gravissima

Polemica sul ritardo nell'intervento dell'ambulanza. L'Ares 118: mezzi impegnati, siamo arrivati sul posto dopo 20 minuti

ROMA - Malore improvviso per Lamberto Sposini, che si è sentito male alle 14,10, poco prima dell'inizio de La vita in diretta, ed è stato portato via con un'ambulanza dagli studi di Via Teulada. Il giornalista, 59 anni, è stato ricoverato prima all'ospedale Santo Spirito di Roma in codice rosso per un'emorragia cerebrale e successivamente trasferito al policlinico Gemelli, in gravi condizioni, per essere sottoposto a intervento chirurgico.


L'ambulanza secondo i testimoni sarebbe arrivata a Via Teulada 40 minuti dopo la chiamata di soccorso. Nel frattempo il giornalista, che aveva perso sangue dalla bocca, veniva riscaldato con abiti prestati da colleghi e collaboratori presenti.

La vita in diretta è iniziata con un'ora di ritardo, condotta da Mara Venier. Visibilmente scossa, la Venier ha annunciato al pubblico il malore di Sposini: «Lamberto ha avuto un leggero malessere. Ora sembra che tutto stia andando bene e che si stia riprendendo. Ti aspetto per baciarti», ha detto. In realtà la conduttrice è andata in onda senza conoscere il reale stato delle condizioni del giornalista. Dopo il consueto appuntamento con il Tg1 delle 17, la puntata della Vita in diretta è stata chiusa in anticipo.

Sposini operato, condizioni critiche. Il giornalista è stato ricoverato nel reparto di rianimazione del Santo Spirito a causa di una emorragia cerebrale estesa. Poi, vista la gravità della situazione, il trasferimento al Gemelli, dove i neurochirurghi lo hanno sottoposto a intervento per ridurre la pressione causa dall'emorragia nel cervello. L'equipe è guidata dal professor Giulio Maira, luminare della neurochirurgia, che è stata richiamato al Gemelli mentre era diretto a Firenze.

Coma farmacologico. L'intervento è terminato poco dopo le 21. Sposini si trova in terapia intensiva e le sue condizioni rimangono critiche. I sanitari del Gemelli potrebbero mantenerlo in una situazione di coma farmacologico per alcuni giorni, come avviene in casi del genere, per favorirne il recupero. Ancora non è possibile stabilire l'entità dei danni provocati dall'emorragia cerebrale.

«Il giornalista Lamberto Sposini, giunto intorno alle ore 16.00 di oggi in codice rosso presso il DEA del Policlinico universitario Agostino Gemelli di Roma - si legge in una nota dell'ospedale - è stato sottoposto a intervento chirurgico a seguito di una emorragia cerebrale. L'operazione è stata effettuata dall'equipe dell'Unità operativa di Neurochirurgia del Gemelli guidata dal professor Giulio Maira. L'intervento è perfettamente riuscito. Ora Sposini è ricoverato presso la Terapia Intensiva del Gemelli; è in prognosi riservata e rimarrà in coma farmacologico per qualche giorno».

Subito sono iniziate le visite di amici e colleghi. Tra i primi Enrico Mentana e Massimo Giletti. Successivamente sono arrivati Mauro Mazza, direttore di Raiuno, Paolo Garimberti, presidente della Rai, e Bruno Vespa. Al capezzale di Lamberto anche diversi colleghi del Tg5, di cui il giornalista è stato tra i fondatori. Tra questi, il direttore Clemente Mimun e il vice Andrea Pucci, che hanno accompagnato al Gemelli i congiunti di Sposini: la figlia Francesca e Sabina Donadio, dalla quale il giornalista ha avuto una bambina. Al Gemelli sono stati subito raggiunti da Luciano Onder, curatore delle rubriche mediche del Tg2. Presenti anche Mara Venier e Lucia Annunziata.

«Ci sono giorni in cui chi fa questo mestiere vorrebbe non lavorare: dedico questo tg a un amico che ha avuto un grave malore e in questo momento viene operato, Lamberto Sposini.- ha detto Enrico Mentana aprendo l'edizione di questa sera del Tg La7 - Sono i fatti della vita, anche noi giornalisti lo sappiamo».

«È stata una cosa tremenda - ha detto Garimberti, uscendo dal Pronto soccorso dell'ospedale - L'incidente è accaduto un momento prima di andare in onda, Lamberto in quell'istante stava pensando soltanto alla trasmissione. Lamberto è un simbolo della Rai, sono a fianco dell'ex moglie, della figlia e della compagna di banco della figlia che in questo momento sono qui e sperano insieme a noi. Spero di rivedere questo grande professionista presto in Rai e, comunque, sugli schermi».

Secondo l'Ares 118 la chiamata da via Teulada è arrivata alle 14.11. In quel momento le ambulanze della zona erano tutte impegnate in altri soccorsi ed è stato inviato un mezzo da un'altra zona, accompagnata da un'auto medica, che è arrivata alle 14.30.

«Abbiamo immediatamente contattato i dirigenti dell'Ares 118: ci confermano che l'ambulanza è arrivata in 19 minuti e ovviamente non in 40. Abbiamo comunque chiesto una relazione per conoscere i dettagli dell'intervento», ha detto il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini.

Sciacalli su internet. La notizia è immediatamente rimbalzata anche sul web, dove si moltiplicano i messaggi di solidarietà e incoraggiamento. Dopo pochi minuti dalla diffusione della notizia, Sposini risultava su Wikipedia «morto in seguito a un malore»: immediatamente la pagina è stata bloccata dai gestori dell'enciclopedia. Su Facebook, intanto, si trova anche una macabra pagina intitolata Addio Lamberto Sposini.

Napoli, il killer: «Teresa uccisa per vendetta La sua morte valeva 15mila euro»

NAPOLI - La parola chiave è vendetta. A sentire Alberto Amendola, assassino reo confesso di Teresa Buonocore, la vendetta era il sentimento dominante, istinto immediato di fronte a ogni possibile ostacolo, ma anche unica strategia possibile per risolvere piccoli e grandi litigi.

E allora: vendetta per una denuncia di abusivismo, vendetta contro una multa, vendetta per la testimonianza di una donna che aveva trovato il coraggio di difendere la figlia da possibili molestie.

Aula 113, tensione a fette, parla il presunto assassino di Teresa Buonocore, la donna uccisa lo scorso settembre all’ingresso del porto di Napoli, al termine di un attentato studiato in ogni particolare. Davanti al gip Egle Pilla, Amendola conferma le confessioni rese ai pm nei mesi scorsi e aggiunge particolari sui coniugi Enrico Perillo e Patrizia Nicolino, entrambi indagati a piede libero come mandanti del delitto.

Lui, Amendola, si racconta: «Sono stato per anni schiavo della famiglia Perillo, ho partecipato all’agguato, ma non ho premuto il grilletto. È stato Giuseppe Avolio, fu lui a sparare, io portavo il motorino». In ballo c’era anche una ricompensa - quindicimila euro - tanto valeva la morte di Teresa, da spartirsi in due, oltre al rinnovato senso di affiliazione in un contesto familiare ancora tutto da decifrare.

Difesi dai penalisti Gennaro Lepre e Leopoldo Perone Amendola e Avolio sono in cella, ammettono di aver agito per conto dei Perillo, anche se si rimpallano la responsabilità dei cinque colpi esplosi contro Teresa Buonocore...

di Leandro Del Gaudio

Strade di sangue In sole 24 ore 5 morti nel Foggiano

FOGGIA - Cinque morti in meno di 24 ore sulle strade garganiche. Ieri il tributo di sangue a due carabinieri usciti fuori strada sull'auto di servizio, sempre ieri sera la morte di due giovani, mentre stamattina la vittima è stata un anziano.

A CERIGNOLA - Due ragazzi, Carmine Seccia, di 21 anni, e Fabio Tarricone, di 16 anni, sono morti ieri sera a tarda ora in un incidente stradale avvenuto ad un incrocio, a Cerignola. I due ragazzi sono morti sul colpo. Erano a bordo di una motocicletta Suzuki quando ad un incrocio, nei pressi della scuola 'Padre Pio', probabilmente per una precedenza non data dal conducente di uno dei due veicoli, il mezzo a due ruote si è scontrato con una vettura.

A SAN SEVERO - Un uomo di 69 anni, Vittorio Rossetti, è morto in un incidente stradale avvenuto questa mattina, intorno alle 5.30, nel tratto compreso tra Foggia e San Severo della strada statale 16, poco prima del bivio per Rignano. L’uomo viaggiava su una Ford Focus che, probabilmente per un sorpasso azzardato, si è scontrata frontalmente con un autoarticolato proveniente sulla corsia opposta. L’uomo è morto sul colpo.

"Uccisa perché sapeva troppo" L’ipotesi di un delitto di gruppo

Melania, vicini alla svolta. E il marito si offre di dare il suo Dna

La sua bellezza aveva fatto pensare, in un primo momento, a un delitto passionale o alla vendetta di uno stalker. E invece no. Melania potrebbe essere stata uccisa perché conosceva un segreto troppo scomodo. Un segreto che apparteneva a più di una persona e che non c’entra nulla con quel segno simile a una svastisca sulla coscia e con la siringa lasciata sotto il seno sinistro, maldestri tentativi per depistare le indagini.

Un mistero che, una volta svelato, avrebbe potuto scardinare la vita tranquilla dell’ambiente in cui viveva, Folignano, alle porte di Ascoli Piceno. A undici giorni dal delitto di Melania Rea - colpita da 32 coltellate nella pineta di Ripe di Civitella il 18 aprile scorso, dopo essersi allontanata dal marito e dalla figlia sul pianoro di Colle san Marco - le indagini sembrano virare in una direzione che vede la bella e dolce mamma di 29 anni depositaria di una verità insospettabile. Che avrebbe potuto screditare l’immagine di parenti e amici.

Che cosa aveva scoperto di così terribile? E a chi voleva rivelarlo? Ci sono tutti gli ingredienti di una storia che sarebbe piaciuta a George Simenon. Intrighi umani che si nutrono di sospetti, tradimenti, abitudini trasgressive. Ma la realtà è un’altra cosa dai romanzi.

Contano gli elementi concreti. Come i due scontrini di un negozio di generi alimentari trovati sul luogo dove, il 20 aprile, è stato ritrovato il cadavere. Uno porta la data del 18 aprile, giorno della scomparsa. L’altro, del 19 aprile. Li ha persi lì l’assassino? E’ dunque tornato sul luogo dell’omicidio? Troppo presto per dirlo. «Al momento non ci sono indagati e non siamo concentrati su nessuno in particolare» afferma il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Alessandro Patrizio. Eppure si respira aria di svolta. Tre le persone nel mirino degli investigatori. Tre uomini, ma c’è anche chi allude alla possibile presenza di una donna.

Il lavoro dei carabinieri del Ris, arrivati ieri, potrebbe rilevare aspetti importanti per l’inchiesta. «Ci vorrà tempo per avere i risultati - precisa il colonnello Patrizio -, ma contribuiranno a chiarire il quadro. I reperti analizzati dai Ris sono quasi un centinaio: capi d’abbigliamento e accessori della vittima, ma anche rilievi sull’automobile, che non è stata comunque posta sotto sequestro».

E proprio sulla macchina di Melania e del marito Salvatore Parolisi, 30 anni, caporalmaggiore scelto ed istruttore delle donne soldato, si è concentrata l’attenzione degli inquirenti. Per un altro motivo. L’amico del marito di Melania, Raffaele Paciolla, agente di polizia penitenziaria, è stato interrogato ieri. Accompagnato dall’avvocato Tommaso Pietrapaolo, ha dovuto spiegare se aveva o no visto una valigia sulla Renault della coppia. Perché è importante questo dettaglio?

Nell’attesa di dare una risposta a questo interrogativo, ci si può soffermare su un altro aspetto che vede coinvolti Tommaso e Salvatore. E’ stato proprio il primo a informare gli inquirenti che il marito di Melania era già stato nella pineta di Ripe di Civitella. Proprio insieme alla moglie. E Salvatore ha confermato: «Ci eravamo appartati un paio di settimane prima della morte di Melania, mentre nostra figlia di 18 mesi era chiusa in macchina».

Una dichiarazione che arriva solo qualche giorno fa, molto tempo tempo dopo gli interrogatori dei carabinieri a cui Salvatore Parolisi era stato sottoposto. Oggi lui dichiara: «Sono pronto a fornire il mio Dna, non no niente da nascondere». Singolare coincidenza la sua deposizione a proposito della camporella con la moglie sul luogo del delitto? Il pool dei magistrati ascolani, Umberto Monti, Carmine Pirozzoli e Ettore Picardi, sta lavorando a ritmo incalzante.

GRAZIA LONGO

William e Kate hanno detto "sì"

La sposa col diadema, indossa un abito di Sarah Burton. Il principe all'altare: "Ti amo, sei bellissima"


Kate e William hanno pronunciato il loro fatidico sì, in mondovisione. l'Arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, capo spirituale della Chiesa anglicana li ha uniti in matrimonio. Kate e William erano entrambi molto emozionati. Lei ha ricevuto la fede fatta con l'oro donato dalla regina dal goielliere di Londra Wartski. William invece ha deciso di non portare l'anello nuziale.

Kate e il principe così sono diventati "Duchi di Cambridge", il titolo nobiliare assegnato loro dalla Regina. Adesso, dopo una ora e quindici minuti - il programma è stato orchestrato al millimetro - i novelli sposti emergeranno dall'Abbazia e prenderanno posto nella Landau State - la carrozza reale che accompagnò anche Carlo e Diana il giorno del loro matrimonio - e raggiungeranno Buckingham Palace: lungo il percorso, 15 minuti in tutto, William e Kate, divenuta ormai Princess Catherine, saluteranno i sudditi: in molti avranno preso posto lungo le transenne fin dalle prime ore della mattina nella speranza di poter catturare almeno un sorriso della coppia reale a cui la regina e il Paese tutto hanno affidato il riscatto della famiglia reale e il futuro della monarchia. Una volta giunti a destinazione, l'attesa del mondo intero - e dei centinaia di fotografi e operatori che hanno pagato migliaia di sterline per conquistarsi le migliori postazioni - sarà tutta per il bacio che il principe William, secondo in linea di successione al trono, e la futura regina, si scambieranno sul balcone del palazzo reale, attorniati dai familiari. Bacio che non è stato confermato ma a cui i novelli sposi - secondo i Royal Watchers - non potranno sottrarsi a meno di non scatenare una rivolta nell'intero Paese.

L'unico precedente fu quello castissimo che si scambiarono Carlo e Diana trent'anni fa. E il bacio con l'atteso tripudio della folla che seguirà sarà anche l'ultima sequenza ad essere ripresa dalle telecamere: dopodiché calerà il sipario sul matrimonio che diventerà solo una festa privata trasferendosi nei ricchi saloni di Buckingham Palace. Si comincerà con un banchetto offerto dalla regina a 600 invitati - gli altri 1300 nel frattempo se ne saranno tornati a casa - affidato alla sapiente maestria del capo cuoco Mark Flanagan, assistito nell'impresa da una ventina di cuochi. E fino a notte fonda proseguiranno i festeggiamenti a Buckingham Palace. William e Kate hanno promesso agli amici più stretti di farli divertire fino all'alba: per questo il principe ha fatto allestire una discoteca all'interno del palazzo, per la prima volta nella sua secolare storia e per la gioia della regina-nonna che sembra proprio aver voluto esaudire tutti i desideri del nipote prediletto. Ultima sorpresa resta il titolo nobiliare che Sua maestà assegnerà alla coppia dopo il matrimonio. E anche sulla meta della luna di miele non vi è nulla di confermato. E che la festa cominci.

Il sole nascente tra gli scheletri di Meina

In fondo, l'uomo è sempre rimasto uguale, intrappolato in una contraddizione ontologica, dentro la quale convivono sia la componente animale sia quella più autenticamente umana, ma con il suo bisogno di protezione, di sicurezza, di qualcosa su cui contare, esattamente come gli uomini primitivi. Dietro la sua tragica condizione esistenziale rivelata da quel destino di morte per cui non esiste rimedio, l'uomo ha sviluppato fantasie e profezie d'oltretomba per dipanare il senso del suo essere (tra l'altro, di cui non si è mai accorto), negando e poi rimuovendo quella tregenda ossessione grazie all'immaginario prodotto, che ha per l'appunto, la funzione di rassicurare. L'effetto salvifico della fede avrebbe così un valore terapeutico positivo (rasserenare l'animo), un valore difensivo negativo (negare la realtà) e giustificazione delle guerre in 3D (distruggere, dividere, dominare le masse).


Se consideriamo la cultura umana come un insieme di credenze, di riti e di costumi condivisi da un gruppo umano allora è anche vero che in ogni antico racconto la verità relativa è codificata a simboli cosicché oltre a interpretarli bisognerà comprenderne il vero messaggio.

L'analisi fenomenologica del sistema di credenze, tramutata in P2bis (l’ho chiamata così io magari avrà un altro nome), vuole partire da lontano, se per lontano intendiamo la relazione coi fattori che hanno provocato l'innesco criminogeno: il triangolo Satanismo-Terrorismo-Politica. Io stessa non ci credevo ma poi ho cambiato idea sulla base dei dati riscontrati durante il periodo di ricerca. Incominciamo dalle storie inventate poiché la narrazione parte sempre da qualcosa che è stato precedentemente prodotto. Giurate che non vi metterete a ridere perché io mi difenderei e poi sapete che le persone stupide trovano sempre qualcosa di comico nel genio. Parto.

Lo scrittore Bram Stoker creò un personaggio inquietante: il conte Dracula. Lo scrittore si sarebbe ispirato a un personaggio realmente vissuto di nome Vlad Drakul, vissuto nella seconda metà del XV secolo (il castello esiste tutt'ora in Transilvania). Alla sua morte il cadavere fu sepolto sotto l'altare di una chiesa vicino a Bucarest; poco dopo la tomba fu trovata vuota. Nel 1400 si ha la prima trasfusione di sangue eseguita su Papa Innocenzo VIII in punto di morte. Questo perché un medico disse di poter rendere immortale il Papa iniettando nelle sue vene un sangue giovane. Tre ragazzi vennero dissanguati, naturalmente morirono, per fornire il sangue necessario, ma morì anch'Egli non certamente per colpa di una maledizione ma per incompatibilità dei gruppi sanguigni.

Nel 1943 fu ucciso il gangster John Dillinger e la gente corse a intingere il suo fazzolletto nel sangue del bandito.

Alla morte di un gladiatore, in epoca romana, alcuni spettatori andavano a berne il sangue ancora caldo.

Il patto di sangue è il più antico contratto tra due uomini attraverso l'incisione dei polsi destri. In Calabria, gli uomini della Famiglia mafiosa introducono l'iniziato bucandogli un dito con la punta di un coltello e l'immagine sacra che brucia nel passaggio da una mano all'altra, da notare anche il richiamo ai tre cavalieri spagnoli Osso, Mastrosso e Carcagnosso; lo stesso dicasi per la cerimonia d'iniziazione di Cosa Nostra con qualche variante. Il rituale sarebbe l'equivalente della conversione, si diventa dei burattini, pena la morte nel caso in cui si decidesse di liberarsi dei fili. Praticamente, affiliazione significa giurare fedeltà assoluta sopra ogni altra cosa per sempre.

Si postula che tutti gli assassini che uccidono per il solo piacere di vedere il sangue siano inconsciamente dei vampiri. Dunque, nei racconti si chiama vampirismo, in medicina si chiama ematodipsia e in endocrinologia si chiama "carenza da ferro" nell'organismo.

Negli Stati Uniti esiste un ordine dal nome Società del Teschio e delle Ossa noto come "la Tomba", a New Haven nel Connecticut. Qui si possono trovare sia crani umani sia animali e ossa. Coincidenza: il rito di iniziazione prevede il consumo di sangue. Appartengono alla Società personalità quali George W. Bush Jr e senior, Rockefeller, Taft, Pinchot, direttori della CIA, all'interno della quale la GESTAPO ha lasciato in eredità i principi fondamentali; Harriman e molti altri ancora; Prescott Bush è famoso per aver depredato, nel 1918, la fossa di Apache Geronimo, capo dei Nativi Americani.

La Società in questione si muove a partire da un altro movimento, nonché setta degli Illuminati decisamente inquietante e satanica con sede in Scozia.

Ma ogni nazione ha la sua rete di organizzazioni occulte. La Propaganda Due venne fondata nel 1877 anche se la Massoneria risale, a giudicare dai suoi rituali, all'epoca di Babilonia e al mondo antico. Tutti conoscono la Loggia massonica P-2 in Italia, una società basata su fondamenti gesuiti, tenuta segreta fino al 1981 quando a capo c'era Licio Gelli, un fascista capace di tenere stretti contatti sia con il Mossad sia con un'altra organizzazione illegale chiamata "Gladio" composta maggiormente da nazisti e che ha dimostrato l'esistenza di una società occulta, quest'ultima in grado di controllare gli uomini di potere, politici di facciata, marionette da spettacolo utili dal punto di vista mediatico per deviare l'attenzione dalle questioni importanti ma anche mezzo indispensabile per tenere nascosta la vera società di potere, quella occulta, quella che non si vede e che grazie alla globalizzazione si sarebbe ulteriormente amplificata. Anche in questo caso abbiamo il collegamento con il Vaticano (hanno ricevuto il dono dell'ubiquità, un po' come per i batteri!) in quanto Roberto Calvi è stato uno degli iniziati della P-2, personalità rilevante all'interno del Banco Ambrosiano e lo IOR era il principale azionista.

Mio malgrado, nella lista elencante gli associati della P-2 compariva anche quello del Cavaliere Silvio Berlusconi (mi tocca riportare quello che trovo tra documenti, articoli di giornale e quant'altro). Mi crolla un mito! Forse è questo il percorso che ogni politico che vuole arrivare alla vecchiaia deve fare altrimenti, come per molti ma pur sempre in pochi rispetto agli altri, vengono seccati prima. Così il potere è in mano a chi non vediamo; ecco a cosa servono i mass-media, per vendere un'illusione al grande pubblico,la speranza che il qualcuno politico di turno faccia il dovere e il piacere di servire il Paese che rappresenta ma in realtà fa il proprio e di chi comanda in incognito clandestinamente in quanto lo sostengono.

Per mantenere l'equilibrio politica-coperchio e potere centrale occorre fare quella operazione che a me piace tanto quando preparo il risotto: la mantecatura. Bisogna trovare una motivazione ufficiale plausibile e pulita da offrire all'opinione pubblica. Dovrebbe funzionare così, più o meno.

Per esempio la storia del gangster Lucky Luciano che ci insegna la storia è completamente inventata e cioè che avrebbe aiutato l'Esercito Alleato (anglo-americano) a sbarcare in Sicilia dando ordini alla mafia americana e siciliana durante la sua prigionia in un carcere d'America. Era solo un'invenzione tutta americana, una giustificazione della liberazione di Charlie Lucky Luciano dal carcere da offrire al governatore Dewey. In realtà sono state determinanti le circostanze favorevoli create dall'accordo di Jalta tra Churchill, Roosevelt e Stalin nel 1945, periodo adolescenziale della Guerra Fredda; chi ha la fama non ha il potere così dietro a Luciano si nascondeva la mente organizzatrice, la regia sopraffina, l'ombra nascosta di Meyer Lansky. Questo è il fatto, non tutte quelle frottole che si leggono sui giornali spesso scritti da chi capisce male e scrive peggio e se poi vediamo saltar fuori da qualche trasmissione televisiva strani personaggi che si fanno chiamare "esperti di storia" bisognerebbe domandarsi da chi sono finanziati, quale verità storica coprono e quale fondazione si cela dietro. Insomma, c'è da preoccuparsi molto perché modificare la nostra storia implica un controllo culturale sul nostro passato, sulla nostra percezione. Grave, direi, anzi, gravissimo. Prima di cercare la vita eterna bisogna cercare in sé stessi il Sé e la ragione, solo dopo ognuno può credere in quello che gli pare ma credere non vuol dire illudersi, credere vuol dire trovare l'energia vitale fondamentale per vivere in modo dignitoso sul pianeta Terra, perché se non si vive bene qui non si può vivere bene da nessun'altra parte. Qui ed ora, ma qui c'è la certezza, e forse è la certezza che non ci fa vivere bene? Abbiamo questo bisogno di sognare perché solo nel sogno siamo padroni di noi stessi e degli altri. Dunque ecco che nella riflessione si dipana l'enigma: l'uomo vuole comandare, essere il padrone assoluto di tutto e ogni.

L'uomo dotato di raziocinio non può non pretendere di addivenire alla conoscenza della verità occulta e per fare questo occorre scavare dentro questa piaga marciosa che opprime l'individuo e lo schiaccia nella passività, lo depersonalizza, un'automa al servizio di chi non conosce poiché non conosce neppure sé stesso. Dovrebbe appendersi un cartellino al collo e scriverci "Chiuso per restauri".

Bisognerebbe pensare di più, anche se è difficile in quanto l'uomo per sua intrinseca natura è più portato all'azione piuttosto che alla riflessione.

Io invece mi chiedo come sia possibile che alcuni tra i criminali più pericolosi al mondo si facciano quattro giorni di galera e poi vivono come lord su qualche isola paradisiaca; come sia possibile che alcuni mafiosi vengano catturati, magari a casa loro, dopo 50 anni di latitanza; come sia possibile che a un povero ragazzo pescato sotto a un ponte a fumarsi un cannone venga condannato a 10 anni di galera senza condizionale; come sia possibile spendere 5 anni per costruire una rotonda; come sia possibile che a Napoli siano sempre pieni di immondizia e vengano anche premiati con i finanziamenti, hanno sempre qualcosa da offrire (la pattumiera) e molto da chiedere (denaro contante); come sia possibile vivere circondati da telecamere e satelliti spia; come sia possibile credere che l'AIDS sia un virus quando la patologia nella realtà che si vede è tutt'ora endemica; come sia possibile che le grandi stragi dinamitarde siano sempre state compiute a regola d'arte, pensate, organizzate e portate a termine e non riuscire a trovare né mandanti né esecutori (qualche volta solo questi ultimi, forse perché non contano molto); come sia possibile credere che le Torri Gemelle siano state attaccate da musulmani sotto la guida del Corano quando in realtà esiste uno stretto legame tra Servizi Segreti pakistani, Servizi Segreti americani, l’11 Settembre e il “capo dei dirottatori” Mohamed Atta così come esiste un sodalizio tra il Mossad israeliano e le agenzie che rappresentano ufficialmente i Paesi arabi; come sia possibile pensare che la globalizzazione abbia ancora valenza positiva quando sta andando nella direzione sbagliata o meglio, nella direzione pensata da chi l’ha creata nonché verso una dittatura centralizzata; non vado oltre con "come sia possibile" altrimenti non finiamo più perché nella corruzzione e nel crimine non vi è limite.

Alla luce di quanto è stato sopra esposto, ritornerei a riflettere sulla questione della Loggia massonica P2 (a parer mio, ristrutturata). Ufficialmente il Parlamento ha sciolto la P2 nel Dicembre del 1981 ma nella realtà informale non possiamo sapere se questo è accaduto oppure no. Le due realtà potrebbero non coincidere anche perché il signor Gelli, come previsto per tutti i grandi criminali, è vero che è stato condannato a farsi la galera ma ciò non garantisce che egli possa continuare a intessere relazioni all'interno di strutture in sistemi sempre più potenti e sempre più segrete; anche se credo più probabile un cambio generazionale.

Licio Gelli ha anche fondato una superloggia internazionale con sede a Montecarlo nel 1975 chiamata Organizzazione Mondiale del Pensiero e dell'Assistenza Massonica (OMPAM) e che sembrerebbe tuttora attiva e operativa, non da sottovalutare. Dunque mi domando che differenza ci possa essere tra comunismo, massoneria e capitalismo se il risultato è lo stesso, vale a dire, la formazione di un governo centrale in grado di controllare tutto e tutti; già...che differenza c'è. Boh! Da qui dovrebbe nascere lo stimolo ad un dibattito politico concreto; una sfida di natura tale da aprire la possibilità politica reale di un rilancio culturale; possibilità che può essere colta solo qualora le forze politiche, e quindi l'opinione pubblica, abbiano a disposizione gli strumenti istituzionali indispensabili per far valere la loro volontà e sappiano dimostrarsi all'altezza della sfida. Altresì importante è la conoscenza, in termini di coscienza, è ricordare chi siamo cioè che non siamo oggetti e che abbiamo, oltre all'essere, il dono della percezione insita nell'essere; quel sapere intuitivo che ci permette l'incontro con la realtà, nella quale questa viene penetrata nei suoi aspetti più profondi nel qui e ora, solo per questa ragione noi sappiamo nell'istante in cui qualcosa avviene senza percepire il senso del tempo perché l'istante non ha tempo. Pensiamo ma non abbiamo e perciò possiamo cambiare questo meccanismo politico che ci sta inglobando all'interno di un programma che non conosciamo. Auspicabile sarebbe, non pensare e basta, ma conoscere e poi pensare e poi sentire e poi agire. Un pensiero non serve a nulla se rimane lì appeso a un filo se per filo intendiamo essere una convinzione.

Tuttavia sarebbe ingenuo nascondersi le difficoltà che si nascondono a questo proposito ma se consideriamo l'intreccio che continuerà a esistere (a parer mio) tra momento nazionale e dimensione globale, allora merita affrontare le difficoltà (di seguito riporto un esempio per chiarire meglio il meccanismo politico).

Come siamo soliti fare, e ci piace perché ci permette di capire meglio i concetti, proponiamo un'analisi retrospettiva. Un tempo, chiamato ultimo ventennio del secolo scorso, la vita politica italiana era stata, diciamo...paralizzata dalla Dc e dal Pci. Il successivo inserimento dell'Italia nel processo di integrazione europea, ha consentito al nostro Paese di progredire nel processo di industrializzazione il quale favorì un avvicinamento della Dc e del Pci ai modelli politici prevalenti nei sistemi dei partiti degli altri paesi. Inoltre, lo stesso processo di integrazione europea, determinò una modifica dei rapporti di forza fra l'Europa e le superpotenze, ebbe fra i suoi effetti anche quello di attenuare la dipendenza della Dc e del Pci dagli Stati-guida dei blocchi, consentendo così la loro graduale convergenza sulla prospettiva di un'Europa autonoma dalle grandi potenze. Solo in questa prospettiva si aprirono ampie possibilità di rinnovamento, impensabili nel contesto di un'Italia isolata dal resto della Comunità. Se così non fosse stato, teoricamente si sarebbe rafforzata l'egemonia della Dc e del Pci sugli altri partiti, abbattendoli. In poche parole, la situazione italiana è stata predisposta in maniera tale che l'unica soluzione da prendere, in alternativa alla soluzione autoritaria sia di destra sia di sinistra, fosse quella dello sbocco europeo. Poi per quanto riguarda gli sviluppi della situazione francese dopo la presidenza di de Gaulle, essa è stata caratterizzata da una crescente bipolarizzazione della lotta tra i partiti, che però non ha prodotto l'alternanza al potere dei partiti permanenti di opposizione (il Pcf, il Ps e il Mrg, alleati nel programma comune). Il partito permanente di governo (il Rpr), con i suoi alleati repubblicani e gli altri raggruppamenti minori, è riuscito a mantenere il potere per oltre vent'anni, anche se la bipolarizzazione della lotta politica ha fatto sì che esso andasse via perdendo l'influenza su una parte della sinistra (assorbita dal Pcf e dal Ps) e quindi il carattere di partito di centro interclassista, per molti aspetti simili alla Dc, conferendogli invece il carattere di un partito conservatore. Tuttavia, sulla questione fondamentale dell'unificazione europea, all'epoca, tanto i partiti di governo quanto i partiti di opposizione, erano divisi: gollisti e comunisti erano difensori intransigenti della sovranità nazionale, mentre repubblicani e socialisti erano favorevoli allo sviluppo dell'integrazione europea. Ad ogni modo il partito gollista per sopravvivere ha dovuto adattarsi alla nuova realtà per poter essere inserito così nello schieramento conservatore europeo in formazione. Accolto in questo schieramento, il partito gollista ha poi subito un'evoluzione in senso europeistico che gli acconsentì di sopravvivere trasformandosi. Tutto si colloca all'interno di una dinamica chiamata evoluzione della forma perché la sostanza mi pare uguale. La forma sarebbe la nostra percezione, vediamo quello che ci viene insegnato a vedere perciò quello che vediamo senza osservare può cambiare, proprio perché non ha materia altrimenti non muterebbe forma ma rimarrebbe sempre uguale nel tempo. Per caso, non è che Platone aveva ragione?, mah.... qualche volta penso proprio di sì e si parla del periodo a cavallo tra il V e il IV secolo a.C., intuizioni psicologiche che pensate a posteriori trovano una collocazione scientifica non indifferente tale da dover rivedere l'intera disciplina dedicata alla fisica della materia.

Se penso alla fisica e all'atomo, mi viene voglia di dire che, contrariamente a quel che si crede (per un terrestre credere equivale a fede), l'atomo è spazio vuoto nonché campo elettrico-vibrazionale per il 99% e non elemento fondamentale e costitutivo della materia. Questo spiegherebbe un sacco di cose e le prime che mi vengono in mente sono i contenuti di tutti quei programmi-spettacolo che la televisione mette in onda in prima visione e in prima serata in cui si parla di fantasmi, rabdomanti, luoghi maledetti dallo spirito santo e cose del genere. Poi dobbiamo anche pagare il canone! Ma quando la smetteranno di fare i pagliacci?, (con tutto rispetto per i pagliacci che lavorano al circo onestamente). E come dico sempre io, bisognerebbe prendere una corda e poi legarli con Pegaso alla greppia. C'è la storia di due monaci che discutono sul movimento di una bandiera al vento. "La bandiera si muove", dice uno. "No, il vento si muove", dice l'altro. Passa un terzo monaco e dice: "La bandiera non si muove. Il vento non si muove. E' la vostra mente a muoversi".

Alcuni soggetti, sotto ipnosi regressiva, sostengono di essere stati nello spazio vuoto e sentire Nulla e Tutto mentre altre entità non sono in grado di entrare all'interno della dimensione fisica poiché il loro tasso di energia vibrazionale è troppo elevato da non essere in grado di sostenere un corpo fisico. Da ciò mi vien da chiarire anche la ragione dell'innamoramento: due persone si trovano e si innamorano solo nel momento in cui si sintonizzano sulla stessa lunghezza d'onda del campo elettrico spaziale e solo a una certa ampiezza. L'elaborazione in questione potrebbe essere paragonato a una sorta di tasduzione sensoriale tenuto conto delle due succitate condizioni altrimenti s'avrebbe quel che si chiama "amor non corrisposto".

L'origine della specie verrebbe messa in discussione; quante volte mi sono domandata come sia stato possibile che una scimmia si sia trasformata in un uomo e la trasformazione chiamata evoluzione ha colpito solo l'uomo e non altre specie viventi? Dunque, perché un gatto, un pesce, un fiore, una stella di mare, una capra, un uccello non hanno subito il processo dell'evoluzione? I casi sono due: forse perché l’uomo è dotato di variabilità genetica e le altre specie no altrimenti la riflessione mi porta a postulare che la mente dell'uomo ha creato o inventato una storia come tante altre, si è trasformata la sua mente mentre l'uomo è sempre rimasto uomo così come tutte le altre specie presenti all'appello. Come dicevo prima, la sostanza (mente) è la stessa ma ciò che cambia è la forma (la percezione della storia, l'adattamento ambientale dell'uomo in senso evolutivo).

Modificare la storia, distorcere la scienza, inventare molte religioni, a casa mia significa dittatura in purezza sotto forma di democrazia perché credere di essere liberi non fa pensare di essere controllati ma basterebbe guardarsi intorno e porsi qualche domanda per incominciare a far lievitare dubbi in proposito.

Non solo Stato e mafia ma qualcosa di più, capace di controllare entrambe le organizzazioni perché cacume della struttura piramidale, perché è la parte dell'iceberg sotto il livello dell'acqua e rappresenta la base di questo sistema e al tempo stesso la punta della piramide. Padre, Figlio e Spirito Santo, poi ci siamo Noi che teniamo la croce e pure preghiamo. Adesso possiamo capire un po' meglio il collegamento tra satanismo, terrorismo e politica.

La religione fa da sfondo, a partire da Costantino, e con essa tutti i segni e i simboli che veicola, essenziali per la codifica di un linguaggio ma anche essenza e ossessione del culto stesso, ecco nata la mafia dei Caldei, strutturata a compartimenti, e quel sistema cosiddetto democratico in cui siamo inseriti è strumentale al primo al fine di tenerlo nascosto, proteggerlo servirlo.

La spiegazione in chiave babilonese ci fornisce tante risposte quante domande abbiamo accumulato nel corso del tempo.

Certi fenomeni apparentemente senza senso, come disseppellire un cadavere o trafugare una salma, assume poi forma apparente e mente solo quando si torna alla spiegazione originaria. La Massoneria è composta da uomini di potere, come la P-2 in cui facevano parte (fanno ancora parte altrimenti sarebbero già polvere!) personaggi politici di facciata come Giulio Andreotti (Prima Repubblica) e Silvio Berlusconi (Seconda Repubblica) collegata a sua volta alla Società Segreta del Vaticano, l’Opus Dei, responsabili dell’ala terroristica delle Brigate Rosse e dell’assassinio di Albino Luciani. Chi sarà il prossimo Primo Ministro italiano della nascente Terza Repubblica?, e soprattutto per realizzare tutto questo non hanno per caso in mente di fare qualche attentato dinamitardo sotto la copertura “balla 2012”? Praticamente le ossa, gli scheletri e roba del genere sarebbero utilizzati, secondo la Bibbia massonica, dai Grandi Maestri per dare avvio alla cerimonia della “rinascita” ed entrare solo in questo modo in quel che chiamano “l’Ordine”; i suoi fondatori sono coloro che non vediamo mai, che non sono in televisione o sui giornali, lì ci mandano i loro attori politici facenti parte della Confraternita. Complimenti! E buon Calendimaggio.

Monica Vaccari

giovedì 28 aprile 2011

Manganelli firma il piano operativo per la sicurezza stradale

Nuove sinergie tra istituzioni e nuovi strumenti in campo per la sicurezza stradale.

Con la firma di questa mattina, al Viminale, il capo della Polizia Antonio Manganelli, il comandante generale dell'Arma dei Carabinieri Leonardo Gallitelli e il presidente della Fondazione Ania Sandro Salvati, hanno dato il via operativo al progetto interforze per la sicurezza stradale.

L'intesa segue la firma del Protocollo tra il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, e il presidente della Fondazione Ania avvenuta a dicembre.

L'accordo prevede che la Fondazione Ania doterà le forze dell'ordine di 150 precursori digitali per l'alcol e 20 postazioni complete Police controller per l'attività di controllo sui mezzi pesanti.

La disponibilità della specifica strumentazione darà la possibilità di effettuare un maggior numero di controlli sulle strade, con un'attenzione particolare alla lotta alla guida in stato di ebbrezza e sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, ai tempi di guida degli autisti dei mezzi pesanti e alla sensibilizzazione sui pericoli derivanti dalla distrazione al volante.

Queste, infatti, sono tra le principali cause degli incidenti stradali. L'istituto Superiore di Sanità stima che oltre il 30 per cento dei sinistri avvenga per colpa di alcol e droga.

Secondo i dati delle compagnie di Assicurazione nel 2008 anche i mezzi pesanti (un parco di 3 milioni e mezzo di veicoli assicurati) hanno causato circa 630 mila incidenti, ovvero il 17,1 percento dei sinistri complessivi denunciati in Italia.

Per i più giovani, invece, sono previsti, in tema di formazione, appositi programmi destinati ai ragazzi delle scuole medie e delle superiori e attività informative e formative da svolgere nelle discoteche e nei locali notturni.

Parma: arrestati 68 "corsari" della droga

Acquistavano droga, in prevalenza eroina ed hashish, nel triangolo Milano, Brescia, Bergamo, e la rivendevano, al dettaglio e all'ingrosso, a Parma e provincia.

Questa mattina gli agenti della Squadra mobile diella provincia emiliana, hanno arrestato 18 persone, maghrebini, albanesi e italiani, appartenenti a sette gruppi criminali autonomi che operavano in zone diverse della città, ma che collaboravano tra loro scambiandosi la droga o condividendo gli stessi clienti e fornitori. Le accuse sono di traffico e spaccio di sostanze stupefacenti.

Altre 15 ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state notificate a persone già detenute per altri reati, mentre 17 indagati sono attualmente ricercati.

Nel corso dell'indagine "Il corsaro" avviata nel 2008, gli agenti avevano già arrestato più di 50 persone (30 del Maghreb, 3 albanesi e gli altri italiani) in flagranza di reato, sequestrando complessivamente 40 chili di hashish, 6 di eroina e 200 grammi di cocaina.

Gli investigatori hanno fatto emergere l'attività delle organizzazioni criminali grazie alle intercettazioni telefoniche a cui erano stati sottoposte 149 utenze intestate a 92 persone.

L'analisi delle oltre 177 mila telefonate registrate ha permesso di individuare la struttura, l'attività e gli appartenenti delle singole bande.
Gli arresti sono stati effettuati in collaborazione con le Squadre mobili di Reggio Emilia, Modena, Bologna, Milano e Taranto e con il Reparto prevenzione crimine di Reggio Emilia.

Esplosione e morte in un caffè, strage di stranieri a Marrakech

PeaceReporter: arrestato un uomo, visto nel locale con una valigia poco prima della detonazione

La polizia marocchina avrebbe arrestato un uomo sospettato di aver provocato l'esplosione avvenuta stamattina a Marrakesh, nella quale sono morte 17 persone, mentre i feriti sono una ventina. Si tratterebbe dunque di un attentato, e non di un incidente, come già aveva anticipato in giornata il ministro dell'Interno locale. A darne notizia è PeaceReporter, che cita Hespress, un sito web marocchino di news.

La detonazione è avvenuta nel caffè "Argana", frequentato soprattutto da turisti. L'uomo, secondo quanto riferito da Hespress, "si trovava nel locale prima dell'esplosione con una grossa valigia, e ha chiesto un'aranciata a un cameriere, per poi allontanarsi". In base alla testimonianza di un fotografo della Reuters presente sul posto, vi sarebbero brandelli umani sparsi tutt'intorno all'edificio. Di quest'ultimo, il primo e il secondo piano sarebbero andati distrutti.

Si tratta di un attacco che avrà conseguenze gravi per l'economia locale, basata per lo più sul turismo, e ancora impegnata a riprendersi dalla crisi che ha colpito i mercati di tutto il mondo. "Marrakesh è la meta turistica più importante di tutto il Marocco - ha commentato il proprietario francese di un ristorante cittadino - e il caffè 'Argan' era uno dei più celebri della zona".

Così il terrorismo ha colpito nel cuore turistico del Marocco, finora risparmiato dalle rivolte che stanno sconvolgendo Nord Africa e Medio Oriente.

L’attentato è il più sanguinoso degli ultimi otto anni in Marocco e le prime ipotesi parlano di terrorismo internazionale di matrice islamica. Tra le vittime, secondo la tv di stato marocchina, ci sono dieci stranieri, di cui sei francesi e quattro di altre nazionalità per ora non precisate ma si esclude che si tratti di italiani.

L’esplosione è avvenuta nella terrazza panoramica del caffè «Argana», nel centro della più importante città imperiale marocchina: il locale si affaccia sulla piazza ’Jemaa el Fna', cuore pulsante della città e patrimonio dell’umanità secondo l’Unesco, ed è stato colpito poco dopo le 10.30, in un momento in cui era molto affollato di turisti che stavano facendo colazione o prendendo il te marocchino. L’ordigno ha distrutto il primo dei due piani dell’edificio, lasciando quasi indenne il pianterreno.

«Ho sentito un’esplosione molto forte», ha riferito un fotografo dell’agenzia Reuters che era sul posto: «quando mi sono avvicinato - ha aggiunto - ho visto corpi smembrati che venivano portati fuori dal locale». All’interno, le consuete scene di macelleria terroristica colme di sangue, detriti, urla dei feriti, cadaveri portati via in sacche nere e caricati da ambulanze sotto il flash dei fotografi. Il re Mohammed VI del Marocco ha subito ordinato un’inchiesta, da condurre «con tutta la rapidità e la trasparenza necessaria».

Fonti della sicurezza marocchina e della prefettura di Marrakesh, basandosi sul ritrovamento di chiodi sparati dall’ordigno nei corpi delle vittime, hanno accreditato la pista dell’attentatore kamikaze isolato. L’ipotesi è avvalorata anche da una testimone oculare che avrebbe visto il kamikaze bere un’aranciata prima di farsi esplodere. Secondo altri testimoni però la bomba è stata lasciata in una borsa nel locale da un uomo, sembra accompagnato da un complice, che poi ha lasciato il locale.

«Siamo di fronte purtroppo ad un ulteriore pesante prezzo di sangue che persone innocenti hanno dovuto pagare al terrorismo internazionale», ha commentato il ministro degli Esteri Franco Frattini.

Di recente erano state registrate minacce del braccio maghrebino di Al Qaida per arresti di integralisti islamici, ma non vi sono rivendicazioni nè le autorità si sbilanciano sulla possibile matrice islamica riconoscibile secondo analisti di questioni di sicurezza.

È certo però che si tratta del più grave attentato nella storia recente del Marocco, dove negli ultimi anni si è intensificata l’attività di cellule e gruppi di ispirazione jihadista. Il più grave resta quello del 16 maggio 2003, quando attentatori suicidi fecero esplodere almeno cinque ordigni a Casablanca, colpendo un ristorante spagnolo, un hotel di lusso, e un centro della comunità ebraica. Le bombe uccisero 45 persone, tra cui 13 terroristi. Circa 60 persone restano ferite.

L’attentato potrebbe avere effetti drammatici sul turismo, proprio come avvenne dopo le bombe di Casablanca, colpendo la principale fonte di reddito del Marocco, l’anno scorso visitato fra l’altro da 210 mila italiani. Il paese, con 32 milioni di abitanti, è già alle prese con la crisi economica ma è stato risparmiato dalle rivolte che hanno travolto la confinante Tunisia ed il vicino l’Egitto: le manifestazioni che nelle scorse settimane hanno reclamato più democrazia sono state finora tenute sotto controllo grazie a promesse di riforma da parte del re.

Omicidio nell'Agrigentino, si costituisce il terzo ricercato

Si tratta di Raimondo Bonfanti, 25 anni, il manovale accusato di concorso morale e materiale in omicidio e tentato omicidio e di porto illegale d'arma da fuoco in luogo pubblico

AGRIGENTO. Si è costituito agli agenti del commissariato di polizia di Palma di Montechiaro, in provincia di Agrigento, Raimondo Bonfanti, 25 anni, il manovale accusato di concorso morale e materiale in omicidio e tentato omicidio, nonché porto illegale d'arma da fuoco in luogo pubblico. Nei confronti di Raimondo Bonfanti, così come del padre Vincenzo, 54 anni, e del fratello Nicola, 29, la procura della Repubblica di Agrigento aveva disposto un fermo: i tre avrebbero ucciso, nel pomeriggio del venerdì santo, con 10 colpi di pistola calibro 9, Nicolò Amato, 63 anni, coltivatore diretto di Palma di Montechiaro.

Secondo le indagini della polizia, ad esplodere i colpi prima contro Nicolò Amato e poi contro il figlio Diego, 26, studente domiciliato a Milano, accorso in aiuto del padre, sarebbe stato

proprio Raimondo Bonfanti.

L'omicida avrebbe sparato contro gli Amato perché accusava Nicolò di avere messo dei lucchetti nelle saracinesche del bar-pizzeria 'La Fontana' di via Nenni, i cui locali erano di proprietà della vittima. I Bonfanti, che avevano avuto in gestione il locale, non pagavano le bollette delle utenze Enel, anch'esse intestate alla vittima. La pistola con la quale è stato commesso il delitto, ed è stato ferito Diego Amato, non è stata ancora ritrovata.