martedì 19 luglio 2011

Arrestato Parolisi

L’ordinanza di custodia cautelare gli è stata appena notificata


ASCOLI
Alla fine sono scattate le manette per Salvatore Parolisi. Sarebbe lui il colpevole della morte della moglie Melania Rea. I carabienieri sono andati a prelevarlo nella caserma Clementi del 235mo Piceno.

A tre mesi esatti dalla scomparsa della ventinovenne di Somma Vesuviana, sparita il 18 aprile scorso e trovata morta due giorni dopo, il 20 aprile, nel bosco di Ripe di Civitella, la decisione del Gip Carlo Calvaresi: l’istanza della Procura di Ascoli Piceno è corredata dai risultati dell’autopsia e di altri accertamenti condotti dai carabinieri del Ris su un centinaio di reperti, del Ros sul traffico telefonico e sulle celle agganciate dai cellulari del militare e della moglie nel fatidico pomeriggio del 18 aprile, quando la donna scomparve, più oltre mille pagine di testimonianze raccolte dagli uomini dell’Arma di Ascoli.

Negli ultimi giorni è stato un susseguirsi di elementi a carico del caporalmaggiore: la macchia di sangue lavata dalla macchina e il dna dell'uomo trovato sulla bocca della donna.

Da un primo test effettuato poco dopo il ritrovamento di Melania Rea, una delle tre chiazze sul montante della porta anteriore del passeggero risultava sangue. Una seconda verifica ne limitava la certezza, ma al tempo il militare non risultava indagato e quindi non si poteva procedere. Una settimana fa la sua Renault Scenic venne sequestrata dai Ris di Roma per controlli più approfonditi. Ma della chiazza più nessuna traccia, lavata, cancellata.

Poi l'altro aspetto legato al Dna di Parolisi nella bocca della moglie: sopra le gengive oltre che sulle labbra. Le tracce di una mano che copriva per contenere le urla? Sul collo Melania sono state riscontrate due ferite, provocate - colpendo da dietro - per sgozzarla. Ma sono poco profonde, il coltello usato (e mai ritrovato) aveva una lama lunga tra i 10 e 12 centimetri.

"L'omicidio aggravato da crudeltà"
L’ordinanza di custodia cautelare gli è stata notificata stamane Il fratello di lei: "Sto male, ma è la fine di un incubo"

ASCOLI
Alla fine sono scattate le manette per Salvatore Parolisi. Sarebbe lui il colpevole della morte della moglie Melania Rea. I carabinieri sono andati a prelevarlo nella caserma Clementi del 235mo Piceno. I reati contestati a Salvatore Parolisi sono da ergastolo: omicidio volontario pluriaggravato dal vincolo di parentela e crudeltà oltre al vilipendio di cadavere in eventuale concorso con altri.

L'abergo prenotato ad Amalfi
Secondo la pubblica accusa e secondo il gip Carlo Calvaresi Salvatore Parolisi ha ucciso la moglie Melania perchè stretto nella morsa tra la moglie e l'amante Ludovica. Infatti sulle mail cancellate dal caporal maggiore il giorno dopo il delitto si è trovata una fitta corrispondenza tra lui e Ludovica nella quale era evidente che sabato 23 aprile i genitori di Ludovica avevano prenotato ad Amalfi un albergo. Qui Parolisi avrebbe annunciato il suo fidanzamento con Ludovica. Allo stesso tempo, però, il caporal maggiore aveva promesso alla moglie Melania di rompere con l'amante.

"Melania abbassò gli slip per offrirsi sessualmente al marito"
Dalla ricostruzione del momento del delitto, risulta inoltre che Melania si sarebbe abbassata slip e pantaloni volontariamente, probabilmente per offrirsi sessualmente al marito. Ignara che avrebbe trovato la morte. Le accuse aprono anche alla possibilità che le ferite post mortem sul cadavere di Melania siano state inferte da persona diversa rispetto al marito. Ipotesi che comunque gli inquirenti ritengono poco verosimile.

La famiglia Rea: "La fine di un incubo"
«Speriamo che possa essere la fine di un incubo» ha commentato Michele Rea, fratello di Melania, subito dopo l'arresto del cognato. «Ci auguriamo si possa arrivare a chiudere questo cerchio. Ma è una notizia che mi fa stare male, anzi malissimo». E ha aggiunto: «E adesso come facciamo con la bambina?». La piccola Vittoria, che ha 19 mesi e porta lo stesso nome della nonna materna, dopo la morte della mamma è stata in parte con il padre, quando il lavoro glielo consentiva, e in parte con i Rea.

Mille pagine di testimonianze
A tre mesi esatti dalla scomparsa della ventinovenne di Somma Vesuviana, sparita il 18 aprile scorso e trovata morta due giorni dopo, il 20 aprile, nel bosco di Ripe di Civitella, la decisione del Gip Carlo Calvaresi: l’istanza della Procura di Ascoli Piceno è corredata dai risultati dell’autopsia e di altri accertamenti condotti dai carabinieri del Ris su un centinaio di reperti, e del Ros sul traffico telefonico e sulle celle agganciate dai cellulari del militare e della moglie nel fatidico pomeriggio del 18 aprile, quando la donna scomparve. In più, ci sono oltre mille pagine di testimonianze raccolte dagli uomini dell’Arma di Ascoli.

La macchia di sangue lavata dall'auto di Parolisi
Negli ultimi giorni è stato un susseguirsi di elementi a carico del caporalmaggiore: la macchia di sangue lavata dalla macchina e il dna dell'uomo trovato sulla bocca della donna.
Da un primo test effettuato poco dopo il ritrovamento di Melania Rea, una delle tre chiazze sul montante della porta anteriore del passeggero risultava sangue. Una seconda verifica ne limitava la certezza, ma al tempo il militare non risultava indagato e quindi non si poteva procedere. Una settimana fa la sua Renault Scenic venne sequestrata dai Ris di Roma per controlli più approfonditi. Ma della chiazza più nessuna traccia, lavata, cancellata.

Il dna di Parolisi nella bocca di Melania
Poi l'altro aspetto legato al Dna di Parolisi nella bocca della moglie: sopra le gengive oltre che sulle labbra. Le tracce di una mano che copriva per contenere le urla? Sul collo Melania sono state riscontrate due ferite, provocate - colpendo da dietro - per sgozzarla. Ma sono poco profonde, il coltello usato (e mai ritrovato) aveva una lama lunga tra i 10 e 12 centimetri.

GRAZIA LONGO

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