lunedì 16 gennaio 2012

Intreccio politica e mafia Taranto, spunta il nome di un altro politico


TARANTO - Babuscio parla. E si muove l’Antimafia. Ma l’ex ristoratore chiamato a svelare i presunti intrecci tra politica e criminalità organizzata, teme soprattutto il giudizio della gente comune. «Non sono un pentito. Ho denunciato chi voleva ammazzare mia moglie e mia figlia. Lo avrebbe fatto chiunque. Ho solo sbagliato a non farlo subito». Ha paura per la sua vita, ma ancor di più ha il timore di essere "marchiato" Mario Babuscio, di 54 anni, ex gestore del ristorante “Villa Borghese”, già coinvolto nel processo «Scarface». Le sue rivelazioni hanno portato all’iscrizione nel registro degli indagati di alcuni esponenti della criminalità, ma anche del consigliere regionale del Pdl Gianfranco Chiarelli (per voto di scambio) e del sindaco Ippazio Stefàno (abuso d’ufficio aggravato dall’agevolazione di un’associazione mafiosa).

E non è finita qui. «Tempo fa ho parlato dei miei rapporti con un altro esponente politico, ma per il momento non posso dire altro perchè l’indagine è in corso e forse sarà interrogato nuovamente». All'indomani dell'incidente probatorio, Babuscio ha voluto concedere un'intervista alla Gazzetta per raccontare la sua verità. «Non ho chiesto di diventare collaboratore di giustizia - sottolinea Babuscio - e non ho alcun programma di protezione. Sono uscito dal carcere qualche mese fa, ma ho passato molto tempo in ospedale perché avevo gravi problemi di salute. Sono tornato a casa il giorno dell’Immacolata e ho potuto riabbracciare la mia convivente e mia figlia di 11 anni. Loro scamparono a un agguato, sono vive per miracolo. Nel 2007 collocarono una bomba sotto l’auto della mia compagna perché volevano punire me. Avevo denunciato il racket e fecero saltare in aria il mio ristorante».

Babuscio non ha accusato direttamente i politici, ma i magistrati della Dda di Lecce Lino Giorgio Bruno e Alessio Coccioli hanno voluto blindare le sue dichiarazioni, che avranno valore di prova anche nel corso di un eventuale processo.

«Favori? Se è per questo - fa presente Mario Babuscio - intervenne per cercare di risolvere una difficile situazione lavorativa in cui eravamo coinvolti io e mio fratello anche il prefetto. Noi ci occupavamo della distribuzione dei giornali per conto della ditta Carlucci, che fallì nel 2008 e quell’attività passò nelle mani del gruppo Fucci. Ci fu una clamorosa protesta e i miei fratelli vennero denunciati per aver impedito la diffusione dei giornali. Contattammo il sindaco Stefàno e lui ci fissò un appuntamento con il prefetto, che prese a cuore la nostra situazione e fece intervenire un assistente sociale perché una donna che lavorava con noi aveva un figlio piccolo a cui non poteva dare nemmeno il latte. Questo significa che anche il prefetto ha aiutato un presunto mafioso? È assurdo».

Quanto alla vicenda del bar del padiglione Vinci dell’ospedale Santissima Annunziata, Babuscio sostiene che «il sindaco Stefàno è una persona onesta e l’unica colpa che ha avuto è quella di aver aiutato un imprenditore in difficoltà. Gli dissi che mi avevano messo la bomba al ristorante e che ero interessato a costituire una società con Francesco Presicci per la gestione del bar del padiglione Vinci. Mancava il certificato di agibilità e nessuno ci dava retta. Il sindaco si interessò e riuscimmo finalmente a ottenere questo documento. Abbiamo fatto anche un favore all’ospedale perché tutto il padiglione Vinci non aveva l’agibilità. Il sindaco non ci ha concesso appalti o ha fatto qualcosa di illegale. Dopo due anni, alla scadenza naturale del contratto, la Asl bandì una gara d’appalto e la gestione fu affidata al figlio di Ricciardi».

L’ex ristoratore chiarisce anche la vicenda del presunto voto di scambio contestato al consigliere regionale Gianfranco Chiarelli. «All’epoca contattai Ernesto Spezio perchè sapevo che era in cerca di persone per l’affissione dei manifesti elettorali. Gli dissi che avrei incaricato sei ragazzi di attaccare i manifesti in tutta Taranto e avrei garantito il volantinaggio nei mercati. Pattuimmo la cifra di 15mila euro. È ovvio che avrei fatto votare il candidato vicino a chi, in quel momento, mi permetteva di lavorare. Spezio mi chiese se conoscevo Franco Scarci, che non vedeva da 20 anni, e fissammo un appuntamento ai Giardini Virgilio per incontrarlo. I due si appartarono per un momento, poi Franco Scarci disse a Spezio: mi raccomando a Mario che “è un bravo ragazzo”. Dopo qualche minuto - precisa Babuscio - arrivò Chiarelli e ci salutò da lontano. Vidi, sempre da lontano, l’esponente politico in occasione di un incontro di carattere elettorale in via Romagna. I soldi me li ha dati Ernesto Spezio. Regalai 5mila euro a Franco Scarci, 8mila euro li tenni per me e duemila euro servirono per le spese. Questa indagine è nata dalle intercettazioni telefoniche. I pm mi hanno chiesto di chiarire i rapporti con alcuni politici locali e ho raccontato quello che sapevo. Ora mi dedicano le prime pagine dei giornali, manco fossi Buscetta».
 
Giacomo Rizzo

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