martedì 24 gennaio 2012

Salento, blitz anti-mafia arrestati 49 affiliati Scu


LECCE – Agenti della Squadra Mobile di Lecce stanno eseguendo una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 49 presunti affiliati alla Sacra Corona unita che avrebbero operato nelle province di Lecce e Brindisi. I destinatari del provvedimento, tra i quali anche una donna, sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, tentata estorsione e tentata rapina.


L'operazione, denominata Cinemastore, è scattata dopo tre anni di indagini, che presero il via nel 2009 in seguito ad un attentato ad una videoteca di Lecce. L’inchiesta ha riguardato anche un omicidio, quello di Antonio Giannone. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati tre chilogrammi di cocaina e due chili di hascisc.

La presunta organizzazione criminale, sgominata dalla Squadra mobile di Lecce, faceva capo a Pasquale Briganti, di 43 anni, e ai fratelli Giuseppe e Roberto Nisi, di 52 e 60 anni. Secondo gli investigatori, il gruppo, per esercitare il controllo sul territorio di Lecce e comuni limitrofi e gestire le attività illecite (produzione e traffico illecito di sostanze stupefacenti, tentata rapina, tentata estorsione, riciclaggio e detenzione di armi comune da sparo), si sarebbe avvalso della forza d’intimidazione degli affiliati e del regime di omertà al suo interno.

Dall’attività investigativa è emerso che Briganti ricopriva il ruolo di responsabile dell’organizzazione. A lui gli affiliati avrebbero fatto riferimento anche per risolvere eventuali controversie interne e garantire il rispetto delle regole imposte dall’affiliazione. Giuseppe e Roberto Nisi, al pari di Briganti, avrebbero assunto su Lecce il controllo delle attività illecite, in particolare il traffico di sostanze stupefacenti, la riscossione forzata dei crediti, la gestione del gioco d’azzardo, le estorsioni e la riscossione del cosiddetto 'puntò, ossia una tangente sul commercio della droga. Questa riguardava soggetti non inseriti nell’organizzazione, ma che erano tenuti al pagamento di una tassa nei confronti dell’organizzazione detentrice del controllo del territorio. Nell’ambito dell’inchiesta sono stati acquisiti gravi indizi anche sulla esistenza di legami tra il gruppo leccese e la criminalità organizzata brindisina.

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